Le scuse di Ama non bastano a spegnere le polemiche sulla gestione dei cimiteri di Roma. Sepolture e cremazioni a rilento, depositi pieni e familiari dei defunti costretti a dolorose attese. L’aumento dei decessi, dovuto anche alla pandemia da Covid-19, ha fatto emergere tutta la fragilità di un sistema che necessiterebbe di ampliamenti, nuovi campisanti e linee crematorie. Cimiteri capitolini, con il personale a ranghi ridotti, sull’orlo del collasso.
“Voglio presentare le mie scuse e quelle dell’azienda a tutti coloro che hanno subito un lutto negli ultimi 15 mesi. Voglio rassicurare che tutto quello che Ama poteva fare, lo ha fatto” – ha detto l’Amministratore Unico di Ama, Stefano Zaghis, durante la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina.
Il piano pluriennale di Ama che prevede 55 milioni di euro di investimenti sarà presentato al Comune entro maggio, “consentirà sia di ristrutturare e potenziare le strutture con l’innesto di 20 nuovi operatori cimiteriali e 5 figure amministrative. Ma non basta: si parla di una vera Class Action che coinvolge le famiglie dei defunti.
“Il tempo delle promesse è scaduto.”, afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici. “Ci auguriamo che la Procura faccia chiarezza e che la situazione venga finalmente affrontata avviando un percorso che porti ad un servizio efficiente. Dal canto nostro, andiamo avanti con l’azione per tutelare i romani, che non meritano lo scempio riservato alle spoglie dei loro cari”.