Si è concluso con 22 assoluzioni su 23 imputati, perché il fatto non sussiste, il maxi processo per il crac di Banca Etruria. E’ questa la sentenza emessa questa mattina dal Tribunale di Arezzo relativamente al filone principale di indagine sul dissesto dell’istituto di credito aretino. Il verdetto è stato pronunciato dal presidente del collegio, Gianni Fruganti. Unico condannato il finanziere trentino Alberto Rigotti, ex consigliere di amministrazione, a cui è stata inflitta una pena di 6 anni di reclusione per il reato di bancarotta.
La Procura di Arezzo aveva chiesto la condanna per tutti e 24 gli imputati (uno nel frattempo è deceduto nella scorsa estate), tra ex componenti dei consigli di amministrazione e dirigenti dell’istituto di credito, accusati, a vario titolo, dei reati banca rotta fraudolenta e banca rotta semplice.
Nel corso della requisitoria i sostituti procuratori Julia Maggiore e Angela Masiello avevano chiesto pene che in totale assommavano a 64 anni di reclusione. Le pene richieste andavano da un massimo di 6 anni e 6 mesi (per Rigotti) ad un minimo di un anno. Le parti civili hanno già annunciato che presenteranno ricorso contro la sentenza di assoluzione.
Ad Alberto Rigotti sono state contestate dalla Procura le sofferenze accumulate dal gruppo Abm Network per circa 15 milioni di euro. Rigotti, il cui voto fu determinante per l’uscita di scena dello storico presidente di Banca Etruria Elio Farali e per l’ingresso al suo posto di Giuseppe Fornasari, avrebbe attinto a più riprese, secondo quanto sostenuto dall’accusa, alle casse dell’istituto.
Gli altri imputati assolti sono Giorgio Guerrini, il cui nome per la Procura era collegato all’affare dello Yacht Prestige di Civitavecchia; Federico Baiocchi De Silvestri; Giovanni Inghirami, che è stato vice presidente di Banca Etruria; Augusto Federici; Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Banca Etruria prima del commissariamento; Laura del Tongo; Andrea Orlandi; Ugo Borgheresi; Franco Arrigucci; Mario Badiali; Maurizio Bartolomei Corsi; Alberto Bonaiti; Luigi Bonollo; Piero Burzi; Paolo Cerini; Giampaolo Crenca; Paolo Fumi; Saro Lo Presti; Gianfranco Neri; Carlo Platania; Carlo Polci; Massimo Tezzon.
Il 24esimo imputato era il tributarista e docente universitario Enrico Fazzini, deceduto lo scorso 31 luglio all’età di 76 anni; per lui era stata chiesta una pena di 2 anni e 8 mesi.
“Le sentenze si rispettano. Per alcuni capi di imputazione il mio assistito è stato assolto. Ora vedremo con attenzione come è maturata la condanna e valuteremo per l’appello. Saranno fondamentali le motivazioni”. Così l’avvocato Daniela Rossi, legale del finanziere ed ex consigliere di Banca Etruria Alberto Rigotti, unico degli imputati al maxi processo ad Arezzo per il crac di Bpel a essere stato condannato.
“Con questa sentenza l’impianto accusatorio è completamente caduto. Aspettiamo di leggere le motivazioni ma è evidente che l’ipotesi di far ricorso in appello diventa plausibile. Del resto, questa sentenza si pone in contraddizione con quella precedente in seguito alle condanne comminate per bancarotta con il rito abbreviato”. Lo ha detto il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, dopo che questa mattina il tribunale aretino ha assolto tutti gli imputati tranne uno del maxi processo per il crac di Banca Etruria.
“In Banca Etruria sono stati bruciati i risparmi di 35mila toscani, polverizzati 300 milioni di euro di obbligazioni e azioni, ma per questi giudici non c’è stato reato. Una vergogna infinita”. E’ Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione Vittime del Salvabanche a commentare all’Adnkronos. Dal finanziamento allo Yacht Etruria, che ancora arrugginisce nel porto di Civitavecchia, al prestito Sacci (la più grossa delle sofferenze della fu Bpel) e alla San Carlo Borromeo, il resort del guru Armando Verdiglione, in questo immenso buco economico evidentemente – sottolinea Giorgianni – secondo il collegio presieduto dal giudice Giovanni Fruganti e composto dai giudici Ada Grignani e Claudio Lara non c’è stato reato. Tutti assolti, tranne che il capro espiatorio”.