“Dobbiamo evitare che”, dopo il lockdown di Pasqua, sul fronte riaperture “ci sia un liberi tutti che ci faccia tornare indietro. Dobbiamo fare un’estate serena”. Ciò premesso Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma, ritiene utile anche “premiare i cittadini per i loro sacrifici”. Per questo “penso che dovremmo ritornare a respirare la cultura, il cinema, il teatro – ha sottolineato a ‘Non Stop News’ su Rtl 102.5 -. I cinema io li riaprirei nelle condizioni nelle quali si sono tenute aperte le chiese, per esempio, con sicurezza, prenotazioni, distanziamenti. Meglio fare 1.000 repliche anziché 20 e consentire a tutti di poter accedere”.
“Se Draghi ci dice che entro luglio arriveranno milioni di dosi” di vaccino anti-Covid “e ci sarà l’immunità di gregge, è una bella notizia – ha osservato il medico – Aspettiamo e vediamo se sarà così. Le strade sono tre: i vaccini, le terapie innovative a partire dagli anticorpi monoclonali che ci faranno fare tanta strada e, terzo, la nostra capacità di superare questa fase di depressione. Abbiamo bisogno di metterci tanta forza, tanto coraggio nell’applicare con determinazione le regole”.
“Quello che vedo io – ha rilevato Vaia – è un’oscillazione che a volte mi preoccupa tra il pessimismo più cupo e l’ottimismo a volte immotivato”. Invece “c’è bisogno di equilibrio. Noi dobbiamo vaccinare le persone perché la vaccinazione riduce la mortalità, riduce quasi drasticamente il contagio e quindi questo è un percorso da seguire, con i cittadini che seguono le regole e fanno i sacrifici. Ma dobbiamo avere anche un’occasione di premialità – ha precisato – proprio perché la speranza è la terza arma che abbiamo”.
“Per avere speranza bisogna avere spazi di premialità”, ha ribadito il direttore sanitario dello Spallanzani: “Va bene la scuola e apriamola tutta quanta in sicurezza, però, aumentando gli spazi fisici, migliorando le condizioni di trasporto. Gli spostamenti restano un nodo cruciale e il Paese deve concentrarsi sul tema trasporti, la risposta deve essere corale”.
Sulla durata della protezione conferita dal vaccino anti-Covid, “oggi nessuno ha la verità in tasca” e “io ho sempre paura delle asserzioni: noi immaginiamo 9-12 mesi, va però verificato. Ma non è un dramma, non è una cosa che ci deve preoccupare, perché noi questo virus siamo in grado di abbatterlo”, sottolinea Vaia.
“Gli anticorpi in grado di proteggerci durano all’incirca 6 mesi, noi immaginiamo, ma è un dato dovrà poi essere verificato – ha spiegato – Nelle pubblicazioni scientifiche” si osservano “protezioni che vanno dai 9 ai 12 mesi in doppia dose. Alcuni stanno pensando alla monodose che dura 6 mesi per andare avanti, perché abbiamo bisogno di più dosi. Noi probabilmente lo verificheremo a vaccinazione completata”.