Le forme di long Covid sembrano confermarsi rare nei giovanissimi. E’ quanto emerge da un maxi studio britannico pubblicato su ‘The Lancet Child & Adolescent Health’. Il lavoro offre la prima descrizione dettagliata della malattia Covid-19 nei bambini e ragazzi sintomatici di età compresa tra 5 e 17 anni. L’analisi si è concentrata sui dati di 1.734 risultati positivi, e valuta da quando sono insorti i sintomi fino a quando i piccoli pazienti sono tornati sani. In genere i tempi di ripresa sono risultati compresi nell’arco di una settimana. I bambini presentano pochi sintomi e la malattia in media è durata 6 giorni (mediamente 3 i sintomi riscontrati). Quasi tutti i sintomatici sono guariti comunque entro 8 settimane (98,2%), dato che fornisce una rassicurazione sugli esiti a lungo termine.
Tuttavia, fanno notare gli autori, alcuni bambini (4,4%, cioè 77 su 1.734) hanno manifestato sintomi – in media 2 – persistenti oltre le 4 settimane. I più frequenti: affaticamento, mal di testa o perdita dell’olfatto. La lunga durata della malattia dopo l’infezione da Sars-CoV-2 sembra dunque meno comune nei bambini, rispetto agli adulti. I sintomi sono stati segnalati da un genitore o da un tutore tramite l’App Zoe Covid Study e non è stato possibile effettuare un controllo incrociato con le cartelle cliniche. “E’ rassicurante che il numero di bambini che manifestano sintomi di lunga durata dei sintomi di Covid-19 sia basso – commenta Emma Duncan del King’s College di Londra, autrice principale e senior dello studio – Ma una piccola quota sperimenta” forme di long Covid “e il nostro studio convalida le esperienze di questi bambini e delle loro famiglie”.
Fermo restando che molti bambini infettati dal virus Sars-CoV-2 non mostrano proprio sintomi, e quelli che li sviluppano tendono ad avere una malattia lieve, gli esperti hanno esaminato la quota di sintomatici. I dati analizzati sono stati raccolti tra l’1 settembre 2020 e il 22 febbraio 2021. Circa 1.734 i bambini che appunto hanno sviluppato sintomi e ricevuto un risultato positivo del test Pcr temporalmente vicino alla loro insorgenza.
Il sintomo più comune in assoluto nel 4,4% di bambini e ragazzi con forme persistenti oltre il mese era l’affaticamento (84%). Anche il mal di testa e la perdita dell’olfatto erano comuni, ognuno dei quali sperimentato dal 77,9% dei bambini a un certo punto nel corso della malattia. Tuttavia, il mal di testa era più comune all’inizio della malattia, mentre la perdita dell’olfatto tendeva a manifestarsi più tardi e a persistere più a lungo. Dei bambini che hanno sviluppato sintomi almeno 2 mesi prima della fine del periodo di studio, meno del 2% li ha avuti per più di 8 settimane (1,8%).
I bambini più grandi sono stati generalmente malati più a lungo di quelli in età da scuola primaria (durata media della malattia 7 giorni nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni, contro 5 giorni nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni). E avevano anche maggiori probabilità di manifestare sintomi dopo 4 settimane (5,1% dei 12-17enni contro 3,1% dei 5-11enni), ma non vi erano grosse differenze fra i bambini che avevano ancora sintomi dopo 8 settimane. “Abbiamo scoperto – aggiunge Erika Molteni, del King’s College di Londra, prima autrice dello studio – quasi un quarto dei bambini sintomatici risultati positivi durante la seconda ondata Covid del Regno Unito non ha riportato sintomi principali, suggerendo che la politica di testing britannica deve essere riconsiderata”.
I ricercatori hanno valutato anche bambini risultati negativi a Covid che potrebbero aver avuto altre malattie come raffreddore e influenza. Hanno selezionato in modo casuale un gruppo di pari età e sesso con sintomi segnalati tramite l’App e testati nello stesso periodo dei positivi. E’ emerso che i bimbi con Covid restano malati più a lungo rispetto a quelli risultati negativi (media di 6 giorni contro 3) e hanno maggiori probabilità avere sintomi per più di 4 settimane (4,4% contro 0,9% dei bambini con altre malattie).
“I nostri dati evidenziano che anche altre malattie, come raffreddore e influenza, possono avere sintomi prolungati nei bambini ed è importante considerarlo quando si pianificano i servizi sanitari pediatrici durante la pandemia e oltre – osserva Michael Absoud, autore senior dello studio – Sarà particolarmente importante adesso, dato che è probabile che la prevalenza di queste malattie aumenti man mano che le misure di distanziamento fisico attuate per prevenire la diffusione di Covid si allentano. Tutti i bambini che hanno sintomi persistenti – di qualsiasi malattia – hanno bisogno di un tempestivo supporto multidisciplinare”.
La speranza, conclude Duncan, è che i risultati dello studio “siano utili per medici, genitori e scuole che si prendono cura di questi bambini e, naturalmente, per gli stessi bambini colpiti”.