Nella Val Seriana falcidiata dal Covid19 nella primavera 2020 ora non ci sono più morti a causa del virus e i contagi si sono azzerati, ma nei paesi più colpiti dalla prima ondata il senso di precarietà vince ancora sul sollievo. L’aria che si respira nelle cittadine ‘simbolo’ della prima ondata, Alzano Lombardo, Albino e Nembro, dove si è toccato il record delle vittime, è quella di una prudenza estrema, nonostante l’allentamento delle restrizioni.
Nella settimana tra il 23 e il 29 giugno, per esempio, non è stato registrato alcun caso positivo nella valle del fiume Serio. “Però io lo vedo tra i miei cittadini, la mascherina la tengono ancora all’aperto. Quello che ci è successo non si dimentica”, spiega all’Adnkronos il sindaco di Alzano Lombardo, Camillo Bertocchi.
Ad Alzano Lombardo, i morti del 2020 sono stati 239 contro i 123 del 2019: il costo della pandemia nel paese di 13mila anima è stato di oltre cento morti in più lo scorso anno. A Nembro, solo dal 23 febbraio al 30 aprile sono morti 188 abitanti, il 50% in più rispetto al 2019 e, secondo i dati dell’Istat, solo nei primi 21 giorni di marzo si è registrato il 1000% in più di morti rispetto al 2019: da 11 a 121 persone. Ad Albino i defunti del 2020 sono stati 292 contro i 182 del 2019, 150 solo a marzo. Il traguardo degli zero morti in Lombardia, dopo nove mesi, fa respirare ma non attenua i timori.
“Il Covid19 è stato uno shock e c’è una gran voglia di riprendere la vita di sempre, però dopo quello che abbiamo vissuto quella paura, quel tarlo c’è ancora”, confessa il sindaco di Albino, Fabio Terzi.
Qui, spiega, “sono tre settimane che non registriamo contagi, gli unici tre positivi risalgono al 12-13 giugno, sono a casa ma stanno bene. La seconda e la terza ondata ci ha solo sfiorati, probabilmente per il fatto che abbiamo così patito la prima ondata c’era una certa immunità. Durante l’inverno ci sono stati solo tre morti, ultra ottantenni”. Detto questo, racconta, “la guardia reste sempre alta e la gente sempre responsabile, soprattutto tra chi ha più di 35 anni. Ancora adesso, nonostante si possa togliere la mascherina all’esterno, uno su due la indossa ancora all’aperto. Lo stesso atteggiamento lo vedo in tutta la Val Seriana: io mi muovo spesso per lavoro, incontro gli altri sindaci. E devo dire che anche in città, a Bergamo, c’è ancora la stessa prudenza”.
Per Bertocchi, non è diverso: “C’è voglia di ripartire, certo, e c’è da tanto tempo: le manifestazioni culturali e aggregative sono ripartite, però è una ferita che sarà difficile rimarginare. Il dolore è stato forte e sarà difficile da dimenticare. Di ondate ne abbiamo subite tre e ci impongono prudenza”. Il senso di precarietà resta: “Non sappiamo – dice Bertocchi – cosa accadrà a settembre e cosa ci potrà riservare la variante Delta. Abbiamo sofferto e adesso non vogliamo illuderci per poi ritrovarci punto e a capo”.