“Nei bambini molto piccoli, sotto i 4 anni, l’infezione da Sars-Cov-2, può presentarsi come una simil peritonite, che spesso necessita di un intervento chirurgico. E’ un sintomo importante che i chirurghi pediatri devono conoscere perché, clinicamente, la malattia può presentarsi, esclusivamente, con un dolore acuto simile a un’appendicite”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Claudio Spinelli, ordinario di chirurgia pediatrica all’università di Pisa, dirigente della sezione di chirurgia pediatrica infantile dell’azienda ospedaliera universitaria della città toscana, che invita “a non allarmarsi sui rischi di infezione nella fascia pediatrica” ma anche “a non trascurare la questione che, comunque, esiste, in particolare in questa fase dell’epidemia in cui la variante inglese, con la sua contagiosità maggiore rispetto al virus iniziale, è sempre più diffusa”.
Con il Covid “i bambini – spiega ancora Spinelli – hanno problematiche sia mediche che chirurgiche. E talvolta possono essere anche gravi. La variante inglese entra all’interno della cellula e si attacca più facilmente ai recettori Ace2. Sono recettori che i bambini hanno in numero molto inferiore rispetto agli adulti. Ma il fatto che questo virus abbia una capacità infettiva estremamente elevata, nonostante il numero minore di questi recettori, fa sì che i piccoli si infettino comunque più facilmente rispetto al primo periodo. In ospedale, infatti, abbiamo avuto maggiori ricoveri”.
In generale “abbiamo tanti bambini asintomatici o poco sintomatici, circa il 75% dei contagiati. Abbiamo però visto forme severe nei più piccoli, con meno di 2 anni. E abbiamo avuto casi con localizzazione a livello intestinale, con sintomi clinici simil appendicolari che in realtà sono legati a vasculiti gravi, che possono determinare un’ischemia massiva a carico dell’intestino tenue o del colon oppure ascessi intra-addominali. Questi bambini vanno purtroppo operati e vanno fatte resezioni intestinali. E talvolta, seppure raramente, questi casi hanno avuto un esito infausto”.
Sul tema ci sono già “studi in corso, alcuni pubblicati”, ricorda Spinelli sottolineando che i bambini restano comunque la popolazione meno colpita dal virus. Nella fascia d’età pediatrica “i ragazzi dai 14 ai 19 anni sono quelli che contraggono di più il virus, con 150 casi su 100mila. Un’incidenza che si abbassa nettamente fra i 3 e i 5 anni con 120 casi su 100mila. Tra 0-3 anni si arriva a 100 casi su 100mila. Sono numeri minori rispetto al resto della popolazione, ma comunque importanti e dobbiamo tenerli presenti perché spesso si tende a sottovalutarli”.