In Italia i contagi Covid “sono in picchiata” e si registra “nelle ultime 6 settimana una riduzione dei ricoveri (-61%) e dell’occupazione delle terapie intensive (-55%)”. E’ quanto evidenzia l’ultimo report della Fondazione Gimbe sul monitoraggio della situazione epidemiologica nella settimana 12-18 maggio. Rispetto alla precedente, si registra “una diminuzione di nuovi casi (43.795 contro 63.409) e decessi (1.215 contro 1.544). In calo anche i casi attualmente positivi (315.308 contro 363.859), le persone in isolamento domiciliare (302.080 contro 346.866), i ricoveri con sintomi (11.539 contro 14.937) e le terapie intensive (1.689 contro 2.056)”, evidenzia il report.
“Continua la riduzione dei nuovi casi settimanali – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – che dimostra come gli effetti ottenuti grazie a 6 settimane di restrizioni stiano lasciando gradualmente il posto ai primi risultati della campagna vaccinale. Si rileva tuttavia una riduzione dei tamponi (-15% di persone testate rispetto alla settimana precedente), segno di un allentamento dell’attività di testing”. Tutte le Regioni confermano un trend in riduzione.
“Ancor più netta – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – la riduzione della pressione ospedaliera che riflette l’effetto dei vaccini sulle categorie più a rischio”. Tutte le Regioni rimangono sotto le soglie di allerta sia per l’area medica che per le terapie intensive, con una media nazionale al 19% per entrambe.
“Ad oggi la strategia del rischio ragionato sembra funzionare: agli effetti delle restrizioni stanno gradualmente subentrando quelli dei vaccini, assorbendo l’impatto delle riaperture graduali sulla curva epidemiologica. Tuttavia, in questa fase della campagna vaccinale non bisogna limitarsi a rincorrere i numeri con l’obiettivo primario di non lasciare dosi in frigo, ma è prioritario vaccinare rapidamente il maggior numero possibile di over 60 e fragili”, sottolinea Cartabellotta.
“Solo questa strategia potrà minimizzare l’impatto ospedaliero della ripresa della circolazione del virus, visto che il ‘testing & tracing’, già abbandonato da tempo, viene di fatto anche ‘scoraggiato’ dal nuovo sistema per assegnare i colori alle Regioni. Un sistema fortemente condizionato dall’incidenza dei casi che, senza definire alcuna soglia minima di testing, ripropone quanto già visto nella primavera 2020: ovvero, meno tamponi, meno casi”, aggiunge Cartabellota sottolineando che “oltre 4,5 milioni di persone ad elevato rischio di ospedalizzazione e morte, sono ancora senza alcuna protezione vaccinale, riducendo la sicurezza delle riaperture, seppur graduali”.
Il calcolo rilevato dal presidente Gimbe è il risultato dei ritardi delle immunizzazione nelle fasce d’età over 60: “L’8,7% degli over 80 (383.473) non ha ricevuto neppure una dose, la percentuale sale al 21,4% nella fascia 70-79 (1.277.134) e al 38,6% per quella 60-69 anni (2.845.236)”, riporta il monitoraggio. “Seguendo i trend delle coperture vaccinali – spiega Renata Gili, responsabile ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – se per gli over 80 la frenata è iniziata quando le percentuali avevano superato l’80%, per la fascia 70-79 anni i segnali di rallentamento sono più precoci e per quella 60-69 le coperture salgono più lentamente”.
Secondo la Fondazione Gimbe, “questo dimostra che una vaccinazione di massa non può affidarsi solo alla prenotazione volontaria, ma deve essere integrata con altre strategie: dalla chiamata attiva al colloquio individuale per superare l’esitazione vaccinale; da campagne d’informazione con il coinvolgimento di influencer alla cosiddetta ‘spinta gentile'”.