(Adnkronos) – “La variante Xe” del covid “sembra essere più contagiosa, ma sappiamo ancora poco di lei. A buon senso, non dovrebbe essere più pericolosa di Omicron, però in Inghilterra di forme ricombinanti” che mixano le caratteristiche di più varianti, “ne stanno trovando tante, le quali per la verità non sembrano diffondersi così rapidamente”. E’ lo scenario descritto da Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.
Come esempio di queste varianti ‘mix’ che si stanno intercettando, l’esperto ne cita “una che si chiama Xf”, ricombinante di Delta e Omicron 1, “e che ha solo 39 casi da gennaio. Quella che sembra diffondersi di più è proprio Xe, una ricombinazione di due Omicron”, cioè di Omicron 1 e 2. “Probabilmente questa variante si diffonde più rapidamente ma non è detto che sia associata a una malattia più severa. Non ne sappiamo ancora abbastanza per dire qualcosa di sicuro”.
Il muro di immunità che si sta creando anche con Omicron 2 “può aiutare – ragiona Remuzzi -. Il giorno in cui il 100% delle persone nel mondo fossero immunizzate” perché hanno preso la malattia o sono vaccinate “sarebbe tutto più semplice, perché il sistema immune è allenato a riconoscere queste varianti. Quindi una delle ragioni per essere relativamente ottimisti rispetto al futuro, anche se ci sono tante incognite, è il fatto che per esempio negli Stati Uniti quasi l’intera popolazione o è stata infettata o è vaccinata, e siamo molto vicini ad essere così anche noi. Difficile parlare di immunità di gregge con questo virus, probabilmente non si raggiungerà mai dal momento che ci sono varianti che continuano a emergere e Sars-CoV-2 continua a circolare in tutto il mondo, ma chi ha fatto la vaccinazione e anche la malattia ha un sistema immune certamente molto più allenato ad affrontare le avversità relative a questo tipo di virus”.
“Credo che sia importante tendere alla normalità. Chi deve prendere delle decisioni politiche non può fare una considerazione solo in base all’aumento del numero di casi” Covid. “L’importante è che il sistema sanitario nazionale possa reggere. E mi sembra che in questo momento non si possa dire che gli ospedali siano particolarmente sotto stress. I numeri delle rianimazioni sono sostanzialmente stabili e quelli dei ricoveri ordinari aumentano, però tutte le stime internazionali in questo preciso momento sono positive per l’Italia”, spiega ancora.
“Le medie settimanali dell’Istituto superiore di sanità (Iss) fanno vedere una sostanziale stabilizzazione” e l’esperto cita poi “la stima dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) che per l’Italia vede una progressiva diminuzione dalla seconda metà di aprile, fino ad arrivare ad avere pochissimi casi, ricoveri e morti a giugno-agosto. Quindi penso che il momento buono per allentare alcune delle restrizioni sia proprio adesso che andiamo verso una stagione abbastanza bella. Anche se – ribadisce – tutto queste previsioni hanno un valore relativo, perché sono vincolate al fatto che da qui a giugno non cambi niente. Le previsioni possono essere fallaci e, dovesse esserci una variante capace di diffondersi come o più di Omicron o anche più pericolosa di Delta, cambierebbe tutto”.