Sì allo smart working per gli statali, no al lockdown per i non vaccinati. E’ la posizione che esprime Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, in merito a provvedimenti operativamente efficaci per contenere la nuova curva dei contagi da Covid 19. “Non sarebbe male un ritorno allo smart working nella Pubblica amministrazione fino a primavera”, dice il virologo all’Adnkronos Salute.
Il ritorno al lavoro da casa di una gran massa di persone, secondo il virologo, potrebbe essere “tra le cose da fare e da pensare in questa fase di preoccupazione. Ora – sottolinea l’esperto – bisogna ragionare ad ampio spettro per vedere le soluzioni accettabili” che riducano contatti e occasioni di contagio.
“Porre restrizioni solo per i non vaccinati” contro Covid-19, che rappresentano ormai meno del 10% della popolazione vaccinabile, “non è risolutivo. E qui è dura perché per ottenere dei buoni risultati lo sappiamo cosa si dovrebbe fare: provvedimenti restrittivi generalizzati. Tutto il resto è una mediazione”, aggiunge.
“Ai vaccinati puoi dare una libertà maggiore – riflette l’esperto – ma poi dovrebbero essere le persone stesse a centellinarsi i contatti”. Dunque è sbagliato, come afferma Crisanti, insistere nella “caccia alle streghe ai non vaccinati”? “La vaccinazione a mio avviso è la parte più facile – risponde Pregliasco – perché gli altri provvedimenti non sono facilissimi, sono legati a restrizioni e complicazioni operative come per esempio estendere l’obbligo di Green pass anche ai treni regionali e alle metropolitane”.
“Ovviamente – chiarisce il medico – quanti più vaccinati ci sono meglio è, questo è certo”. Ma “anche se riuscissimo a vaccinare tutti – avverte – il problema non sarebbe risolto” perché “ci sono le varianti. Ora abbiamo la Delta plus che comincia a dare qualche problema”. “Se vogliamo raggiungere una sorta di immunità di gregge” contro Covid-19, “pur sapendo che non ci si arriva, i dati ci indicano la necessità di raggiungere un 88% di vaccinati”.
Una percentuale ancora distante. “Siamo un po’ sotto perché – evidenzia il virologo – abbiamo un 10% di bambini che non possono ad oggi vaccinarsi e un altro 10% di popolazione vaccinabile che non si è ancora vaccinata. Quindi questo valore ci allontana dall’obiettivo di questo modello matematico”.