“Sulle nuove varianti” del coronavirus “effettivamente non sappiamo davvero ancora se questi vaccini funzionano. Bisognerà vedere un po’ nel tempo. Il dato inglese mi pare che faccia già vedere qualche segnale di crescita della mortalità. Anche il dato italiano, buono, è riferito a quello che noi abbiamo in questo momento, quindi ancora una variante alfa prevalente”. Lo ha detto a ‘I numeri della pandemia’, su Sky TG24, il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. “Il rischio – ha aggiunto – è che non arriveremo ad una immunità di gregge. In realtà, mancando la possibilità di vaccinare i più piccoli, soprattutto le varianti porteranno molto probabilmente ad un andamento endemico. Speriamo che con il tempo il virus migliori la convivenza con noi ospiti”.
“Se è vero che ora non c’è bisogno di una dose di richiamo, è bene prepararsi per il futuro e organizzare una possibilità di vaccinazione con un aggiornamento della composizione vaccinale. Si dovrà immaginare una prospettiva di vaccinazione un po’ come con l’influenza. Presumo un richiamo vaccinale, ovviamente nei soggetti più a rischio come, ad esempio, quelli presenti nelle Rsa”, ha aggiunto Pregliasco.
“C’è una necessità a questo punto – ha proseguito – di capire in prospettiva, e sarà bene dare informazioni che siano prospettiche ma anche di modalità. Penso quindi che una progressione con soggetti a rischio, soggetti più esposti, possa essere l’elemento importante per un richiamo. Poi con la variante delta, o comunque con il vaccino attuale, credo che il rinforzo sia necessario anche se non abbiamo ancora una standardizzazione della valutazione dell’efficacia”.
Per quanto riguarda “il vaccino Johnson e Johnson, è efficace. Noi per esempio come Anpas, Croce Rossa e Misericordia, insieme al dipartimento, vogliamo usarlo per gli ultimi, per quelli più difficili da trovare. Questo sarebbe tra l’altro efficacissimo in termini pratici, ma ancora non riusciamo a renderlo operativo”, ha spiegato ancora.