“La pandemia ha certamente impattato su tutti i settori con effetti in termini occupazionali e finanziari, ma ha avuto conseguenze altrettanto devastanti sulle persone da un punto di vista della socializzazione e psicologiche. E tutti questi aspetti sono da tenere in eguale considerazione. Per quanto riguarda il gioco legale, in un anno, 300 giorni di chiusura hanno prosciugato le riserve economiche, peraltro già scarse, delle aziende e la mancanza di supporti da parte del governo sembrerebbe avere già costretto molti a rinunciare definitivamente alle attività. Le chiusure degli esercizi di gioco legale hanno generato una profonda crisi occupazionale: i ristori sono stati insufficienti e quando sono arrivati lo hanno fatto in ritardo”. Così, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Alejandro Pascual, regional manager Europe e coo di Codere Italia.
“L’incertezza – spiega – rispetto ai tempi di riapertura delle sale, anche a valle dell’ultimo decreto che ha indicato date certe per le riaperture della maggior parte delle categorie meno che per il gioco legale, sta alimentando un meccanismo di sfiducia generale in coloro che vivono grazie al gioco pubblico. Partiamo da una situazione già molto critica in cui il settore è stato demonizzato dalla politica e dalla stampa di fronte all’opinione pubblica”.
“Questo – avverte – ha innescato un processo di discredito progressivo che ha portato a considerare il settore non solo come ‘non essenziale’ facendo dimenticare che per 150.000 famiglie, che vivono di gioco pubblico, portare a casa lo stipendio è sicuramente essenziale, ma addirittura qualcuno ha salutato con favore la devastazione di un comparto che garantisce l’1% del pil italiano”.