La “lotta” dei parenti delle vittime del Covid19 al Pio Albergo Trivulzio di Milano “continuerà in tutte le sedi possibili” dopo la richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Milano, che non ha trovato “il nesso causale” tra la responsabilità dei vertici dell’ente e le morti nella struttura. “Da una lettura più approfondita delle motivazioni della richiesta di archiviazione decideremo quali saranno le altre mosse, perché la lotta continuerà in tutte le sedi possibili, anche in quella civile. Non escludiamo l’opposizione alla richiesta di archiviazione del pm”, spiega all’AdnKronos Alessandro Azzoni, presidente dell’associazione Felicita, già comitato Giustizia e Verità per le vittime del Trivulzio, che venerdì ha convocato una conferenza stampa in uno studio legale di via Salvini 10.
Secondo l’associazione, sono “evidenti le criticità e le inadempienze della dirigenza del Pat, che tentava di nascondere quello che stava succedendo nonostante l’emergenza Covid”. Da qui, la convinzione che il processo penale sia “la sede naturale per accertare quanto avvenuto”. Tuttavia, sottolinea Azzoni, “la causa civile non si esclude anche se noi non siamo interessati ai risarcimenti, siamo determinati a voler continuare in sede penale”. Già oggi, “il materiale probatorio dimostra le negligenze e forse il pm è stato fin troppo prudente: dice che c’è difficoltà a trovare un nesso causale tra i morti e la responsabilità dell’ente, ma non dice che non ci siano stati reati. Allora qui siamo davanti a un problema giuridico”, osserva il presidente dell’associazione.
La questione è anche storica e sociale. “Per noi non è socialmente accettabile che cali l’oblio su questa strage e su queste morti. I parenti delle vittime e la società civile devono ancora una volta lottare in Italia per dimostrare che la legge è uguale per tutti. C’è – afferma – un vento di impunità e autoassoluzione su quanto è accaduto”. Ciò che interessa ai parenti delle vittime è cercare “la verità”, perché questo “non possa più accadere e perché non si dimentichino queste morti, altrimenti sarebbe come se morissero due volte”.