La crisi dovuta alla pandemia ha colpito in maniera fortemente diseguale i diversi settori del terziario. Duramente colpiti risultano i servizi di alloggio e ristorazione, con una perdita di valore aggiunto del 36% ed una perdita occupazionale del 7,5%. Al contrario, settori come quello dell’informazione e comunicazione hanno variazioni vicine allo zero sia per quanto riguarda il valore aggiunto che per quanto riguarda l’occupazione. Emerge dall’incontro di oggi che ha visto il lancio dell’Osservatorio del terziario Manageritalia con un rapporto sviluppato in collaborazione con Oxford Economics (L’evoluzione del settore dei servizi in Italia dal 2010) e Bcf (L’impatto del Covid sui settori del terziario).
Allargando lo sguardo, sette su undici dei settori dei servizi hanno subito perdite significative sia per occupazione che per valore aggiunto, mentre la maggior parte dei settori del ‘secondario’ (manifattura, minerario, utilities) e l’istruzione hanno visto un drastico calo del valore aggiunto, ma senza perdite significative di occupazione.
Questo fatto non risponde solo a logiche differenze strutturali tra settori nella sensibilità al distanziamento sociale, ma anche a un ruolo delle politiche del lavoro introdotte per fronteggiare la crisi. Queste politiche, espansione della cassa integrazione guadagni e blocco dei licenziamenti, si applicano esclusivamente ai lavoratori a tempo indeterminato. I settori con un’incidenza maggiore di dipendenti a tempo indeterminato, come manifattura ed istruzione, sono anche quelli che riportano una perdita occupazionale minore, al netto della perdita di valore aggiunto intercorsa.