Il Covid fa sempre meno vittime, lo dicono i bollettini giornalieri e il rapporto del ministero della Salute che evidenza l’inversione di tendenza rispetto ai mesi di febbraio e marzo. La conferma arriva anche da Graziano Onder, capo dipartimento malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che al Corriere della Sera ha analizzato i numeri forniti dall’ultimo rapporto.
Un dato su tutti: al Nord Italia, a maggio, si era registrato un incremento dei decessi dell’11%, a luglio sono diminuiti del 4%: “Un fenomeno atteso. Siamo tornati dal punto di vista dei numeri all’epoca pre Covid”, spiega Onder. “Tra marzo e aprile – spiega – nei grandi centri urbani si sono avute punte di mortalità altissime, a Bergamo il 500% in più. Ora è normale che i numeri si vadano riequilibrando e non sorprende la tendenza alla diminuzione”.
“Il coronavirus ha compiuto una selezione”
“Il coronavirus ha compiuto quella che con una brutta parola possiamo descrivere come selezione – spiega ancora Onder al Corriere della Sera – Ha fatto andar via prima del tempo persone in avanti con gli anni o colpite da altre malattie che si sarebbero spente per cause naturali nel periodo successivo. Dopo la tempesta scatenata dal Sars-CoV-2 assistiamo adesso al riassestamento”.
Il tasso di mortalità è in netta discesa, il rapporto fornito dal ministero della Salute dice che l’Italia è tornata ai livelli di gennaio-febbraio, quando il Covid non circolava ancora: “E’ il fenomeno dell’’harvesting’, della mietitura’, come viene chiamato in epidemiologia. E viene osservato anche nelle epidemie influenzali. I virus dell’influenza peggiorano le condizioni di pazienti fragili”, ribadisce Onder.
Attenzione però ad abbassare la guardia: “Il fenomeno si distribuisce in un periodo più lungo, il Covid invece ha provocato la morte di migliaia di persone in poche settimane. Il rapporto conferma che il coronavirus non miete più vittime e che siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l’epidemia non era ancora cominciata. Però sarebbe un errore leggere questi dati in chiave troppo ottimistica. Al contrario dobbiamo essere ulteriormente incoraggiati a perseverare nei corretti comportamenti per aiutare la sanità a contenere l’epidemia e prevenire tante morti anticipate”, conclude.