“Abbiamo una quarantina di ricoveri Covid in area medica e 7 in intensiva. L’anno scorso erano il doppio e i dati erano in crescita mentre ora la curva vira decisamente in discesa. E i malati Covid in intensiva sono qui da mesi”. Un quadro decisamente rassicurante, quello dipinto in un’intervista al Giornale da Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma, il cui merito va “al vaccino, alla scienza. Il green pass è stato ingiustamente e impropriamente visto come una coercizione. Non è così: il pass è uno strumento utile, una misura di salvaguardia. Stiamo uscendo dall’epidemia grazie da un lato alla scienza che ha messo a punto vaccini efficaci in tempi strettissimi e dall’altro ai milioni di italiani che si sono vaccinati perché hanno capito che questa è l’unica via per fermare il virus. Anche gli studi più recenti dimostrano come i vaccinati possono trasmettere il Covid ma hanno una carica virale talmente bassa che in ogni caso non ci si ammala”.
“Tutti i cittadini hanno diritto di protestare in modo civile per difendere le proprie idee – prosegue Vaia riferendosi a chi manifesta contro il green pass e il vaccino – Ma il fatto che tu non vuoi vaccinarti non può ricadere in modo negativo sugli altri. Io sono vaccinato ed ho diritto di andare al cinema, allo stadio o a teatro con la certezza che chi sta vicino a me è protetto nello stesso modo. La libertà di non vaccinarsi non può mettere a repentaglio la salute degli altri”.
Discorso valido anche per la scuola, dove la diffusione del coronavirus resta contenuta anche dopo la riapertura: “E’ la dimostrazione di quello che ho sempre detto: se si vaccinano tutti gli adulti, i professori ed il personale amministrativo insieme agli studenti sopra i 12 anni comunque la situazione resterà sotto controllo. Non sono un pediatra e non escludo il vaccino per i più piccoli ma non ritengo urgente immunizzare anche gli under 12″.
Quanto alla proposta di vaccinare almeno al 90% della popolazione, Vaia afferma che “certo, l’ideale sarebbe il 100% ma ritengo non si debba rincorrere un numero magico, ricadendo nell’ansia e nella paura. Credo che l’Italia abbia indicato quale deve essere la strada da seguire: gradualità, aperture progressive, cautela. Teniamo ancora la mascherina quando siamo al chiuso con persone che non conosciamo, manteniamo se necessario il distanziamento. Aprire tutto senza limiti è un errore e basta guardare all’Inghilterra per capire che la chiave della ripartenza è la gradualità. Altrimenti si torna indietro come nel gioco dell’oca. Giusta la terza dose per i fragili – conclude – Ma dobbiamo sostenere l’alternativa per chi non risponde al vaccino ovvero gli anticorpi monoclonali messi a punto dallo Spallanzani insieme con il team di Rino Rappuoli”.