Urge premettere che l’Organizzazione Mondiale della Sanità è una sorta di ‘catalizzatore’ di notizie ed informazioni di notizie mediche e scientifiche, che poi assembla e ordina attraverso un suo centro studi. Ed ancora, l’Oms si propone di rappresentare soprattutto i paesi in difficoltà, dove purtroppo la scarsità dell’indisponibilità economica si traduce in un’assistenza medico-sanitaria approssimativa e spesso inesistente.
Non a caso infatti l’Oms nasce per volontà dell’Onu nell’aprile del 1946 – dalle macerie di un confitto mondiale devastante – e nel 1948 la sua sede viene spostata a Ginevra, in Svizzera, a testimonianza della sua totale neutralità rispetto agli eventi. Questo perché le finalità che animano il nobile progetto sono quelle di raggiungere indistintamente tutte le popolazioni del pianeta, adoperandosi affinché si possa un giorno giungere ad un eguale accesso alle cure mediche, assicurando così per quanto possibile, uno standard di salute ‘soddisfacente’ per tutti.
Nel frattempo però, da quel lontano 1948 le cose non sono cambiate anzi, i paesi più poveri hanno continuato in totale solitudine la loro discesa agli inferi mentre, le cosiddette società più industrializzate hanno invece sconfinato nel benessere più totale, fino a ‘crearsi’ patologie a se stanti (colesterolo, diabete, ecc.), dovute agli eccessi dell’abbondanza di cibo ed ai ‘vizi’ (da ‘noia’), quali l’alcolismo, il tabagismo, le tossicodipendenza, ecc.
Però i ‘paesi più fortunati’ (seppure in minima parte), contribuiscono attraverso l’Oms a prestare assistenza a quelli più poveri, dove si può ancora morire per un ascesso ai denti, o di raffreddore. Ed in tutto questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità svolge un ruolo ‘diplomatico’, assecondando cioè gli umori degli stati principali e, al tempo stesso, cercando di aiutare quelli più disastrati a sopravvivere. Dunque se rispetto al ‘trend generale’ da Ginevra si attende prima di amplificare il doveroso e sistematico uso della mascherina, è perché prima deve accertarsi che, grazie alla ‘generosità dei paesi benestanti’, quelli poveri abbiano tutti la disponibilità delle mascherine!
Questo per spiegare in che ambito, in quale ‘impasse morale’ spesso l’Oms si trova ad operare, ed è quindi da veri ingrati – come più di qualcuno ha fatto – tacciare questo generoso organismo di ‘incompetenza’ o inaffidabilità. Semmai è esattamente l’opposto. Ecco perché, per tali motivi, sarebbe forse molto più intelligente ‘leggere tra le righe’ quando, nell’ambito della quotidiana conferenza stampa da Ginevra, attraverso il suo direttore generale, l’organismo snocciola dati e numeri: impariamoli a leggerli ‘moltiplicandoli’ di molto, ed avremo il ‘vero’ quadro della situazione mondiale. Lo ripetiamo: non esiste soltanto il ‘nostro mondo’, ma anche quello altrettanto vasto – forse anche più grande – animato da poveri, reietti, creature allo sbando, ‘numeri’ che troppo spesso sfuggono alle statistiche generali.
Del resto, se L’Oms continua a ‘segnalarci’ oltre 19 mln (19.000.000) di casi di coronavirus nel mondo (basti pensare che solo gli Usa hanno stimato qualcosa come 300mila morti entro fine anno, rispetto ai nostri oggi 35mila), dovremmo impallidire e rimboccarci tutti le maniche.
Il problema reale, come abbiamo spiegato, e che spesso i numeri maggiori, e più tragici, sono ad appannaggio di paesi ed aree lontane, che non ‘vediamo’ e che, non toccando con mano, di conseguenza ignoriamo. Anzi, come dicevamo (preservando la propria coscienza, e mirando al ‘risparmio’ dell’obolo annuale), vista la gravità della situazione, c’è chi ha egoisticamente liquidato la faccenda asserendo che tali allarmi sono spesso inopportunità ed ingiustificati.
Ma non solo. L’Oms prosegue la sua ‘crociata’, la sua campagna di sensibilizzazione avvertendo che, ad esempio, fra i bambini entro i 4 anni di età, nel periodo compreso fra il 24 febbraio e lo scorso 12 luglio, i contagi sono aumentati 7 volte di più. Nello stesso periodo, nella fascia compresa tra 5-24 anni di 6 volte mentre, fra i 25 e i 64 anni d’età i contagi sono triplicati. Nel 64% del totale dei casi si parla casi di Covid poi conclamati.
Questo perché, spiega ancora l’Oms, inizialmente l’attenzione è stata maggiormente rivolta alle persone più anziane, che mostravano da subito sintomi molto più rilevanti. Test e tamponi hanno infatti coperto una fascia d’età prevalentemente ‘anziana’. Oltretutto, la scoperta dei cosiddetti paucisintomatici, è stata fatta in un secondo tempo e, soltanto adesso – con ritardo – si sta capendo che riguarda per lo più fasce di età giovanili. Un fenomeno uscito allo scoperto dopo il lockdown, con gli assembramenti da ‘locali’, la movida, ecc. Improvvisi ed inaspettati focolai che hanno finalmente catalizzato l’attenzione verso alcuni paesi europei.
Come scriviamo in una altro articolo, l’Italia ha ben capito la situazione, tanto è che lo stesso ministro della Salute, Speranza, proprio oggi ha motivato le misure interne al nuovo Dpcm – che vieta l’apertura delle discoteche – proprio perché si è capito che i giovani potrebbero essere la causa di una secondo ondata.
Ma l’Oms lo aveva già previsto…
Max