“Aggiornare un vaccino a Rna è un’operazione semplice, ma quello che usiamo produce anticorpi efficaci contro la Delta. Finora non abbiamo ritenuto utile modificarlo, se non in laboratorio. Stiamo anche testando il vaccino aggiornato, ma preferiamo usare ancora quello originale. Lo cambieremmo se dovessero emergere ceppi più problematici della Delta”. Lo dice in un’intervista a ‘la Repubblica’ Paul Burton, capo dei ricercatori di Moderna, precisando che “il vaccino è sicuro per gli adulti e lo sarà anche per i bambini. Abbiamo raccolto dati su 150milioni di persone e non vediamo alcun pericolo. Negli adolescenti sono stati osservati alcuni rari casi di miocardite, concentrati nei maschi fra 18 e 24 anni alla seconda dose, ma sono lievi e di breve durata”.
“Non abbiamo ancora capito il legame biologico fra vaccini e miocarditi – spiega lo Chief Medical Officer della biotech americana, laureato in cardiologia a Londra – Abbiamo i dati sulla sicurezza di un milione e mezzo di ragazzi fra 12 e 18 anni provenienti da Europa, Australia e Giappone, dove il vaccino è approvato per questa fascia d’età. Vediamo che i casi compaiono a partire dai 15 anni, soprattutto nei maschi, per raggiungere un massimo tra 18 e 24. Ipotizziamo che il testosterone possa giocare un ruolo, e che per questo i bambini e le ragazze siano protetti. Anche gli studi sulle miocarditi in generale, non legate alla vaccinazione, mostrano un aumento solo a partire dai 14-15 anni”.
“Non abbiamo osservato casi – afferma a proposito delle sperimentazioni sui bambini – ma si tratta di uno studio piccolo, con meno di 5mila partecipanti fra i 5 e gli 11 anni. Il Covid ha contagiato 250 milioni di persone e provocato 5 milioni di morti. L’infezione da coronavirus causa 400 casi di miocardite ogni milione di contagiati, come dimostrano anche vari studi italiani. Un vaccino a Rna fa aumentare leggermente il rischio rispetto all’incidenza normale, quella che prescinde sia dal Covid che dal vaccino, portandolo a 20-30 casi per milione. Sono stati comunque tutti casi lievi, curabili in pochi giorni”.
Sui vaccini a Rna – Moderna e Pfizer – prosegue Burton, “abbiamo dati sulla sicurezza che ormai comprendono 300 milioni di dosi e 150 milioni di persone in tutto il mondo, oltre alla ricerca in laboratorio che ha preceduto i test sull’uomo. Quando inietti le particelle di Rna nel muscolo, le vedi degradarsi nel giro di pochi minuti. In nessun modo entrano nel nucleo delle cellule, dove si trova il Dna, e tantomeno hanno la possibilità di alterarlo. Di questo abbiamo una certezza cristallina. Ci sono i rari casi di miocardite, ma è un rischio talmente piccolo rispetto al Covid che non avrei dubbi. Ho due nipoti sotto ai 18 anni in Australia e mi sono sentito sollevato quando si sono vaccinati con Moderna”.
Quanto all’opportunità della terza dose, il ricercatore spiega che “gli anticorpi calano dopo 6-8 mesi. Non sappiamo bene cosa accade alla memoria cellulare, ma le curve epidemiologiche in vari paesi del mondo ci dicono che dopo questo lasso di tempo aumentano i contagi fra i vaccinati. La terza dose è una scelta pragmatica, davanti all’inverno che si avvicina e a una variante Delta così efficiente nel contagiare. La terza dose in questo momento è una scelta di buon senso. Abbiamo consigliato un dosaggio dimezzato, 50 microgrammi, e l’Agenzia europea per i medicinali ha accolto la nostra indicazione. A primavera sapremo se gli anticorpi si sono mantenuti alti o se continueremo ad avere bisogno di richiami”.