(Adnkronos) – “Credo si sia potuto legittimamente affermare che ‘nella bella stagione il virus si dilegua’ solo nell’estate del 2020, quando qualcuno riuscì perfino a sentenziare che l’epidemia era finita. Già lo scorso anno di questi tempi si registravano, rispetto all’estate precedente, decine di migliaia di contagi in più, con un ulteriore incontenibile exploit nell’anno in corso. Questo a riprova di quanto la pandemia da nuovo coronavirus sia evento epidemiologico e clinico davvero multifattoriale”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, intervenendo su quanto sostenuto da molti esperti ovvero che il Covid sarebbe scomparso con l’estete e il caldo.
“Siamo arrivati all’estate 2020 dopo mesi di lockdown che più duro di così non lo si poteva immaginare – ricorda l’immunologo- scuole chiuse, Dad per tutto l’anno, isolamenti feroci ed apparentemente iniqui con smart working dappertutto, mascherine pure di notte, drastica riduzione delle attività e dei trasporti con conseguente abbattimento di tutti gli elementi inquinanti alcuni dei quali, secondo una ricca e ultrareferenziata produzione scientifica, avrebbero avuto un ruolo assai importante nel favorire il contagio Covid-19 prodotto dal Sars Cov-2”.
“Oggi di tutto questo conserviamo solo una triste memoria, che regolarmente ci impegniamo a cancellare con concerti, stadi, mascherine-free e tutto quello che quotidianamente leggiamo sotto i titoli audaci dell’ ‘indietro non si può tornare’. Giusto! Col senno degli uomini, indietro non si torna perché il Paese non si può fermare e non possiamo vivere all’infinito in una bolla di vetro. Il problema, però, è che il virus non ha senno e, al momento, una conciliazione appare piuttosto complicata”, conclude Minelli.