“Mentre in Italia tutti riaprono, noi siamo tagliati fuori, abbandonati da tutti. Nel sud Italia c’è un indotto gigantesco che proviene dalle feste patronali e religiose, ma i vescovi in questo momento non possono autorizzarle per non creare assembramenti. Siamo alle porte della stagione, mancano 10 giorni all’inizio delle feste, chiediamo aiuto al presidente Mario Draghi perché siamo disperati”. E’ l’accorato appello che Vincenzo Martella, rappresentante per la Puglia del Sindacato Italiano Nazionale degli Operatori Pirotecnici, affida all’Adnkronos in rappresentanza di tutto il comparto raccontando il dramma dei lavoratori del settore, ‘di fatto’ tagliati fuori dalla possibilità di riprendere a lavorare.
“Siamo circa 1500 aziende e circa 10mila operatori senza calcolare l’indotto -spiega Martella- e abbiamo registrato in quest’ultimo anno una perdita dell’80% per ogni azienda”. Il nucleo del problema parte da una lettera dell’arcivescovo metropolita di Lecce Michele Seccia che, in una missiva datata 26 aprile ai sacerdoti dell’Arcidiocesi, ha reso noto che il Prefetto impone l’astensione “da ogni sorta di celebrazione, rito o manifestazione all’aperto, accensione e spari di fuochi d’artificio ecc”.
“Noi comprendiamo la posizione della Chiesa -sottolinea Martella- per questo ci rivolgiamo direttamente al presidente Draghi perché ci ascolti. Siamo fermi da un anno e mezzo e siamo ancora senza prospettiva. E’ partito il wedding, gli spettacoli, siamo gli unici che non hanno avuto alcuna indicazione”. Eppure, scandisce il sindacalista, “riguardo alla sicurezza siamo assolutamente sicuri. Non comprendiamo perché nessuno si renda conto che siamo disperati, ci sono centinaia di famiglie sul lastrico, siamo nel dimenticatoio. Faccio da parte di tutti i colleghi un appello al presidente Draghi, che ascolti questa preghiera e tenga conto che abbiamo due associazioni, pirotecnici e luminarie, che non hanno portato niente a casa”.
La situazione, spiega Martella, è durissima: “Ormai da mesi raccattiamo quello che riusciamo a trovare, alcuni si sono improvvisati autisti, c’è chi ha preso un camion per provare a fare qualcos’altro. Col sostegno di duemila euro non riesco a coprire nemmeno le spese, non abbiamo più la nostra dignità”. E affonda: “Che differenza fa fare i fuochi d’artificio ad una manifestazione religiosa, con tutte le misure di sicurezza necessarie, o fare i fuochi d’artificio il 15 agosto in spiaggia, quando la gente sarà in giro dappertutto?”.
I vescovi “hanno le loro ragioni, ma chiediamo che ci sia per loro un via libera o un lasciapassare, che ricevano il permesso di autorizzare le feste patronali, nel pieno rispetto delle misure governative”. Il pirotecnico pugliese si lascia andare ad un’amara constatazione: “Il sud vive di questo, e invece ormai manca il folklore in tutto. Prima si viveva col sorriso ora invece si vive scansando gli altri”. E conclude con una stoccata al governo: “Nelle nostre manifestazioni non ci sono le migliaia di tifosi dell’Inter, che pure non hanno creato alcun problema per il virus -sottolinea con forza- Perché a noi non ci ascolta nessuno?”. (di Ilaria Floris)