Risultati positivi per un mix degli anticorpi monclonali anti-Covid di Eli Lilly and Company (bamlanivimab), Vir Biotechnology e GlaxoSmithKline (Vir-7831 o Gsk4182136). Le tre aziende annunciano i dati principali dello studio di fase 2 ‘Blaze-4’ ampliato, su pazienti adulti a basso rischio con Covid-19 da lieve a moderato. I risultati mostrano che “bamlanivimab sperimentale (Ly-CoV555) 700 mg, co-somministrato con Vir-7831 (noto anche come Gsk4182136) 500 mg – si legge in una nota congiunta – ha dimostrato una riduzione relativa del 70% della carica virale persistentemente alta al giorno 7 rispetto al placebo, raggiungendo l’endpoint primario”.
Inoltre, “bamlanivimab somministrato con Vir-7831 ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa rispetto al placebo degli endpoint secondari virologici chiave della variazione media dal basale ai giorni 3, 5 e 7 della carica virale Sars-CoV-2”. Ancora, “non si sono verificati eventi per l’endpoint secondario di ospedalizzazione correlata a Covid-19 o morte entro il giorno 29 in entrambi i bracci dello studio. Un paziente nel braccio di trattamento ha visitato il pronto soccorso per sintomi correlati a Covid-19. Non sono stati osservati eventi avversi gravi con la co-somministrazione di bamlanivimab e Vir-7831”.
I due anticorpi monoclonali si legano a diverse regioni della proteina Spike di Sars-CoV-2, spiegano le società farmaceutiche, sottolineando come i dati preclinici suggeriscano che “la somministrazione di questi due anticorpi sperimentali insieme può fornire protezione contro le attuali varianti di Sars-CoV-2 resistenti a bamlanivimab”.
“La riduzione della carica virale persistentemente elevata è un importante endpoint virologico che è stato dimostrato nello studio di fase 2 Blaze-1 di Lilly e successivamente convalidato nello studio di fase 3, per essere fortemente correlato con l’esito clinico di ricoveri e decessi correlati a Covid-19 in pazienti ad alto rischio. Questi dati virologici supportano la nostra convinzione che bamlanivimab e Vir-7831 insieme potrebbero essere un’opzione promettente per il trattamento di Covid-19”, afferma Daniel Skovronsky, Chief Scientific Officer dell’americana Lilly e presidente dei Lilly Research Laboratories.
“Questa valutazione virologica di due anticorpi con profili di resistenza distinti è un incoraggiante progresso nella nostra lotta contro la pandemia”, dichiara George Scangos, Chief Executive Officer della californiana Vir.
“Vir-7831 ha dimostrato risultati positivi nello studio Comet-Ice e recenti dati preclinici suggeriscono che Vir-7831 mantiene l’attività contro le attuali varianti circolanti che destano preoccupazione. Ora, con questi nuovi entusiasmanti dati dallo studio Blaze-4 – commenta – riteniamo che Vir-7831 abbia un ruolo importante da svolgere sia in monoterapia che in combinazione con altri mAb. Non vediamo l’ora di continuare le conversazioni con la Fda su Vir-7831 in monoterapia e co-somministrato con bamlanivimab”.
“Questi primi dati dello studio Blaze-4, insieme ai risultati dello studio Comet-Ice che dimostrano una riduzione dell’85% della progressione verso l’ospedalizzazione o la morte utilizzando Vir-7831 – ricorda Hal Barron, Chief Scientific Officer e President R&D, Gsk – supportano la nostra ipotesi che, mirando a un epitopo altamente conservato, Vir-7831 possa aiutare a fornire benefici ai pazienti. Stiamo continuando a lavorare con le autorità regolatorie per portare Vir-7831 come monoterapia e potenzialmente co-somministrato con altri anticorpi monoclonali ai pazienti bisognosi”.
“Siamo lieti di continuare a registrare risultati positivi per il farmaco sperimentale anti Covid Vir-7831 che produciamo a Parma – commenta Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato di Gsk Spa – e che anche nell’uso combinato conferma la sua efficacia verso le varianti del virus”.