“Non sarà facile identificare tra colf, badanti e baby sitter quelli che fanno parte delle liste vaccinali prioritarie. Secondo le nostre stime, la platea dei lavoratori domestici che rientrano come prioritari nel piano vaccinale presentato a marzo dal generale Figliuolo ammonta a un range tra 100.000 e 300.00 persone. Una cifra abbastanza esigua (dal 10 al 25% del totale) se si considera che l’intera platea di colf, baby sitter e badanti regolari in Italia è di 850.000 lavoratori”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. Ma il vero problema, secondo Zini, “sarà identificare chi ha diritto a rientrare in queste liste”. La spiegazione sta nelle disposizioni che regolano l’accesso al vaccino: “Nell’ultimo piano vaccinale presentato dal commissario generale Figliuolo qualche giorno fa -dice Zini- sono state inserite nelle liste prioritarie le badanti che assistono persone con gravi patologie ed elevate fragilità ma con alcune distinzioni. Quelle che assistono i malati ricompresi nella Tabella 1 del piano (persone in attesa di trapianto, affette da immunodeficienza o sclerosi laterale amiotrofica e altre gravi patologie) sono vaccinabili prioritariamente solo se conviventi”.
La questione delle Tabelle che individuano le priorità
“Ci sono poi le badanti e le colf che assistono le persone che rientrano nella Tabella 2 del piano (che riguarda persone disabili gravi, ai sensi dell’art. 3 della legge 104/92). Queste hanno diritto alla vaccinazione se conviventi, così come hanno diritto a essere vaccinati prima degli altri i familiari conviventi, i caregiver volontari che a titolo gratuito o a contratto prestano assistenza continuativa al disabile, e anche le persone che quotidianamente frequentano la casa per assistenza”, precisa Zini. Proprio su questi due aspetti “ci sarà senz’altro caos -aggiunge Zini- perché se in qualche modo grazie all’anagrafe dei Comuni e all’anagrafe del Servizio sanitario, si può riuscire a mettere insieme i fruitori di legge 104 art.3, sulla Tabella 1 già sarà difficile da individuare l’assistito, pensi come sarà difficile rintracciare le colf e badanti e i familiari non conviventi”, osserva. “Noi abbiamo molte famiglie che ci dicono: ‘E’ vaccinabile la badante perché abbiamo il contratto e possiamo dimostrarlo, ma noi non siamo vaccinabili perchè abitiamo da un’altra parte’. Su questo Draghi ha fatto bene anche a dare una strigliata alle Regioni”, commenta il presidente di Assindatcolf. “Noi siamo fin da subito disponibili a veicolare le informazioni verso le famiglie e ad aiutarle, ovviamente quando ci diranno le pratiche necessarie (busta paga, contratto) per facilitare l’identificazione dei soggetti prioritari”, conclude Zini.
“Lettera di assunzione con requisito vaccino”
“Nella ‘fase 2’ siamo assolutamente certi che, quando le dosi vaccinali ci saranno, inviteremo tutte le famiglie a fare lettere di assunzioni di colf e badanti in cui sia previsto essere vaccinati e mantenere la vaccinazione nel tempo. Dovrà essere uno dei requisiti” dice ad Adnkronos/Labitalia Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. “Noi datori di lavoro domestico abbiamo un problema in meno rispetto ad altri di lavoro: possiamo licenziare liberamente e se un lavoratore ci dice, ad esempio, ‘ho fatto la prima dose ma non voglio fare il richiamo’, lo posso tranquillamente licenziare. Il nostro è un rapporto fiduciario”, sottolinea Zini che aggiunge: “E’ chiaro che l’obbligo di vaccinazione non può essere imposto ma nella ‘fase 2’ inviteremo lo Stato a fare una legge che preveda l’obbligo della vaccinazione per i lavoratori domestici e anche in generale. Se ci vuole una legge, facciamola”, conclude Zini.
6 colf su 10 in nero “deducibilità costi”
“C’è un problema grande che riguarda anche la salute delle persone ed è delle lavoratrici e dei lavoratori domestici in nero. Non sono censiti, non possono pretendere il vaccino e non sanno come dimostrare il loro lavoro presso le famiglie e l’assistito. E sono molti di più dei lavoratori regolari: in Italia sono circa 1,2 milioni. Il rapporto è: ogni 10 lavoratori domestici, 6 sono irregolari”. A ricordare con Adnkronos/Labitalia i numeri di un problema che preesisteva al Covid ma che con la pandemia diventa ancora più serio, è Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. “Le famiglie -rimarca Zini- devono essere preoccupate, parliamo di salute. Si sa che finché non si crea un conflitto di interessi fra famiglie e lavoratore (la famiglia risparmia i contributi, il lavoratore le tasse) si va avati, ma poi può capitare una vertenza sindacale, se non addirittura un infortunio. Purtroppo, nel 99% dei casi la situazione rimane così per interessi convergenti. Quello che noi abbiamo sempre chiesto è deducibilità totale del costo del lavoro domestico in modo che la famiglia sia fortemente interessata a regolarizzare”. Non serve una sanatoria. “No, è irrilevante -dettaglia Zini- perché si può licenziare, riassumere e questi lavoratori non sono neanche assunti. L’importante è cominciare ad assumere. Quando diventa conveniente, abbiamo visto che funziona”.
Possibile emersione per 800.000 lavoratori domestici
“Abbiamo visto che quando c’è stata la sanatoria a luglio-agosto, noi stimavamo che ci fossero 150-200.000 lavoratori extracomunitari senza titolo a rimanere in Italia e sono stati regolarizzati 178.000 lavoratori anche se l’iter non è stato chiuso. Eravamo precisi. Adesso ci sarebbe un’opportunità per questa misura: noi lo avevamo chiesto al Governo non ci sono risposte ma c’è stato anche il cambio in corsa del ministro dell’Economia”, evidenzia Zini. “Ma nel Pnrr è prevista la riforma fiscale all’interno della quale si potrebbe inserire la deducibilità 100% del lavoro domestico. Riteniamo che si possano trovare i fondi per partire, poi non è che ci debbano essere dei fondi costantemente destinato alla copertura della misura: bisogna far partire il sistema. Se si dà un incentivo alle famiglie dicendo ‘ti do 500-1000 euro se assumi la domestica e poi puoi dedurre il costo’ oppure semplicemente ‘puoi dedurre il costo’ credo che a quel punto ci sarebbe una regolarizzazioni se non di tutti 1,2 milione di lavoratori, di almeno circa 700-800 mila persone”, ipotizza Zini. “Con queste assunzioni si sanerebbe il minor gettito fiscale delle famiglie e con un tipo di occupazione totalmente diversa, con il versamento di tutti i contributi previdenziali e assicurazioni contro gli infortuni”, conclude. (di Mariangela Pani)