“L’Inghilterra aveva vaccinato per prima contro il Covid-19. Molto bene, con grande sforzo. E si è affidata quasi esclusivamente alla vaccinazione per contrastare la circolazione virale, interrompendo le misure di protezione individuale (come mascherine, distanziamento, igiene) in modo abbastanza precoce. Basandosi sul fatto che circa il 70% della popolazione era vaccinato. Mi sembra però che, visto l’aumento dei contagi oltremanica, questa sia la dimostrazione che non basta solo il vaccino, ma serve mantenere le cautele anche individuali: servono ancora le misure di controllo, di distanziamento sociale e la riduzione delle possibilità di esposizione”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Stefania Salmaso, epidemiologa dell’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), commentando il nuovo picco di contagi nel Regno Unito, dove anche le strutture ospedaliere sono tornate sotto pressione.
“Gli inglesi – spiega – hanno una capacità diagnostica più elevata della nostra. E quindi sono in grado di identificare più infezioni in confronto alle nostre. E’ anche vero, però, che a fronte del numero elevato di contagi rilevati, hanno avuto anche un incremento dei ricoveri in ospedale e dei decessi. Quindi non c’è solo una migliore sensibilità del sistema, ma effettivamente c’è una recrudescenza”, rileva Salmaso che fa una riflessione di prospettiva rispetto alla fine dell’emergenza nel nostro Paese, prevista a fine anno e alle aspettative legate a questo appuntamento.
“In questa fase non possiamo abbandonare le protezioni individuali – avverte l’epidemiologa – Ovviamente la prospettiva è che all’aumentare dei vaccinati, con soglie molto, ma molto elevate di immunizzati e con un occhio ai dati della circolazione virale, potremmo pensare di rilassare alcune misure in maniera molto cauta”.
“L’Inghilterra, quando ha mitigato le misure di protezione individuale, non aveva la copertura vaccinale dell’Italia, che in questo momento è maggiore”, osserva ancora Salmaso precisando che, “se le cose rimanessero così come sono, raggiunta la quota del 90% degli italiani eleggibili vaccinati e abbattuta la circolazione dell’infezione e delle forme severe, potremmo pensare di ridurre le misure”. “Sempre valutando però i dati del momento, perché non abbiamo una situazione statica – ricorda l’epidemiologa – ma legata alla variabilità di un agente biologico”.
Salmaso invita a non abbassare la guardia anche a fronte dei dati positivi sull’andamento pandemico in Italia delle ultime settimane, con un calo della pressione sugli ospedali e le terapie intensive. “Il rischio varianti c’è sempre. Non proviene da noi, ma da quella parte del mondo, una gran parte, dove non si vaccina. Anche la variante Delta è emersa in aree dove non c’era vaccinazione. Sappiamo che tutte le popolazioni dove non ci sono misure di controllo efficaci contro Sars-CoV-2 sono dei grandi laboratori a cielo aperto, dove possono emergere nuove forme virali”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Stefania