“Il Covid è un’infiammazione, il segreto è spegnerla sul nascere. Oggi diverse terapie vengono usate con successo negli ospedali italiani”. Ma ritengo che debbano a terza dose tutti gli anziani”. Lo afferma Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, in un’intervista a ‘Libero’, spiegando che per il trattamento, “aspirina, nimesulide, celecoxib in genere garantiscono un miglioramento in tre-quattro giorni. Se non basta, si passa al cortisone e all’eparina. Con gli antinfiammatori il Covid si può curare a casa nella stragrande maggioranza dei casi”.
Abbiamo un protocollo nazionale ma ogni ospedale usa una propria terapia non ufficiale? “Ripeto, la chiave è fermare l’infiammazione, e ci sono tanti modi per farlo”. Per esempio, allo Spallanzani di Roma, il professor Vaia usai monoclonali. “Efficaci ma al momento molto cari e vanno rigorosamente somministrati in ospedale. Però la medicina fa passi avanti a ritmo incessante. Per esempio si è scoperto che c’è un comune sciroppo per la tosse che contiene Bromexina che ha effetti molto interessanti: testato su un’ottantina di persone, divise in due gruppi, tra chi lo ha assunto non ci sono stati morti e si è avuta una sola terapia intensiva contro tre decessi e cinque ricoveri tra chi non lo aveva ricevuto. È stato scoperto anche di recente che un preparato anti-asma a base di cortisone riduceva del 90% i ricoveri in ospedale”.
Riguardo alla terza dose, “le somministrazioni quotidiane già superano quelle della prima. Io, come medico, l’ho già fatta e ritengo che debbano farla tutti gli anziani. Si parta dagli ultraottantenni fino ad arrivare ai sessantenni. Più sei anziano e debole, meno anticorpi produci e più rapidamente il vaccino perde efficacia; in genere, dopo otto mesi la protezione cala”, avverte.
Se avessimo meglio comunicato non avremmo avuto i no vax? “C’è poco da fare con chi non si fa convincere dall’evidenza dei fatti – aggiunge – Se il vaccino ti spaventa più di restare chiuso a casa tre mesi in lockdown o morire solo e intubato, non c’è comunicazione che possa convincerti. La verità è che l’uomo è strano e ognuno ha la sua testa. Guardo il bicchiere pieno al 90%: se nove su dieci si sono vaccinati, significa che il messaggio è passato”.
Qual è stata la svolta della pandemia? “Il generale Figliuolo – risponde Remuzzi – Ha rivoluzionato l’organizzazione inserendo una novità semplicissima: se avete problemi, telefonatemi, io ho un’organizzazione che riesce a mobilitare le Asl. La chiave di volta sono stati esercito e Protezione Civile”.
Infine Remuzzi inviata a “non confondere la scienza con i talk show. Ci sono trasmissioni fatte apposta per far litigare le persone, con i conduttori che scelgono i profili più divisivi, bianco contro nero, vince chi è tranchant e se insinui dubbi non fai audience. Invece la medicina è dinamica, è un’evoluzione continua di conoscenze che si contraddicono. Si va avanti per dubbi e tentativi”.
È stato sbagliato qualcosa nella comunicazione sul Covid? “Non è stato fatto capire che tutto quel che si dice sul virus ha valore in quell’esatto momento. Quel che è vero oggi può risultare fallace domani. E poi in medicina non esistono verità assolute: è sbagliato che chi è favorevole alla profilassi dica che i vaccinati non si contagiano, perché poi i fatti lo smentiscono e le iniezioni perdono credibilità. Basta dire che si ammalano meno gravemente e sono meno contagiosi. Già questo fa capire come il vaccino sia stata la soluzione”.