Covid Italia, Ravecca (Federfranchising): “Per catene ristorazione -30% personale da pre-pandemia”

“Abbiamo perso il 30% del personale della ristorazione rispetto a prima del Covid. Le grandi e piccole catene in franchising hanno problemi di reclutamento del personale per tre motivi. I primi due spingono a non rischiare di accettare un contratto stagionale: il reddito di cittadinanza e il sussidio di disoccupazione. É diffusa la volontà a non rinunciarvi e non è rara da parte di chi ne usufruisce la richiesta di poter lavorare in nero”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Alessandro Ravecca, presidente Federfranchising Confesercenti, commenta così i primi segnali di ripartenza post pandemia per il settore.  

“Il terzo motivo -spiega ancora Ravecca- é esclusivamente dovuto al covid: diversi ragazzi giovani anche molto in gamba, durante la pandemia trovatisi in difficoltà pur percependo la cassa integrazione, ricevendo l’assegno in netto ritardo con decurtazioni, sono stati costretti a trovare un’altra occupazione e quindi non sono più disposti a lasciarla per tornare indietro”. 

E Ravecca indica anche un dato in controtendenza “molti giovani stanno rientrando dalla Spagna e dall’Inghilterra, dove erano stati costretti a trasferirsi per lavorare prima dello scoppio della pandemia. Il loro ritorno é un valore aggiunto per le nostre strutture, hanno tra i 25-26 anni, conoscono le lingue, sanno rapportarsi ai clienti. Manodopera qualificata di ritorno nel nostro Paese”, spiega ancora.  

Secondo Ravecca quella che stiamo vivendo è “una ripartenza lenta, siamo in attesa dei turisti e il green pass. Veniamo da 14 mesi molto difficili con cali sul fatturato del 50-60% in tutti i comparti ristorazione, abbigliamento, turismo”. 

Per il presidente di Federfranchising “ci sono ancora dei nodi sulla ripartenza dei centri commerciali. Siamo ancora al 20% dell’affluenza nel week end”.
 

Secondo Ravecca, per le attività che operano nei centri commerciali “ci sono ancora grandi incognite, legati ai mesi in cui molte catene grandi e piccole sono state costrette a chiudere da dicembre a maggio. Circa 70 giorni in più rispetto ad un negozio situato in centro città e non avendo fatturato non hanno potuto neanche pagare gli affitti”.  

Una situazione che necessita quindi di un intervento del governo “per poter avere degli sconti sugli affitti di locazione per il periodo di non lavoro dovuto al Covid, poiché questi negozi sono stati chiusi per legge e non per motivi prettamente imprenditoriale. Il credito di imposta del 60% deve essere concesso alle proprietà e le proprietà devono rigirarlo sotto forma di sconto agli affittuari, solo in questo modo si può ripartire davvero, altrimenti rimane un problema e un blocco alla stessa ripartenza. C’è bisogno di tempo e di liquidità”, conclude Ravecca.