“I vaccini” contro il Covid “rendono l’Italia tutta uguale, per la prima volta”. E’ quanto dice all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, che fa il punto sulla situazione epidemiologica Covid-19. “L’anno scorso non fu così. In attesa di abbandonare i bollettini epidemiologici nella loro routinaria ritualità, oggi possiamo dirlo: la campagna di vaccinazione sta funzionando alla grande e i numeri si avvicinano dappertutto alla frontiera della zona bianca. Si risponde così alle diffidenze di certe frange ‘no vax’, alle quali diciamo che la battaglia al coronavirus la stiamo combattendo comunque anche senza di loro”.
“L’indice di contagio, che non deve essere un totem, è decisamente in calo e sotto i livelli di guardia – osserva l’esperto – Le terapie intensive alleggeriscono la pressione ovunque e ciò che conta di più è che il tasso di positività è regolarmente sotto il 3% nazionale da 6 giorni (2,2% sabato 15 maggio). Ci sono motivi di speranza, insomma, quelli che avevamo preconizzato già da qualche settimana, attenendoci alla realtà e non agli auspici. Sono i vaccini e non il lockdown che stanno portando a questa situazione nuova – precisa Minelli – Sono i vaccini che dimostrano che si può far festa anche all’aperto senza rischiare una recrudescenza dei contagi”.
“Siamo a 2 settimane dalla ormai famosa festa dell’Inter in piazza Duomo – fa notare l’immunologo – e Milano registra parallelamente un andamento in discesa, perfettamente in linea con il dato di altre Regioni”. “C’è una differenza. La vaccinazione di massa produce un’evoluzione omogenea dei numeri del contagio, chiaramente verso i minimi storici, tra territori e regioni, e non difforme come fu nel maggio del 2020 quando alcune regioni mostrarono criticità assolutamente incomparabili. La fiducia nella scienza è affidarsi a soluzioni che la medicina riesce a trovare, come nel caso dei vaccini – conclude -. Non è scienza quella di chi pone come unica soluzione la sospensione della socialità a oltranza”.