“Continua il calo di incidenza, mortalità, età dei contagi e pressione sui servizi assistenziali, mentre la popolazione over 80 nazionale ha quasi completato la vaccinazione della prima dose” contro Covid-19. Lo rileva il report settimanale dell’Altems, l’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma.
“La settimana appena trascorsa evidenzia un calo dell’incidenza settimanale di contagi da Covid-19, registrando un valore nazionale pari a 95 ogni 100mila residenti – emerge dal report – La letalità grezza apparente, a livello nazionale nell’ultima settimana, è pari al 2,75 per 1.000 (in calo rispetto alla precedente settimana analizzata, 2,94 per 1.000), mentre la mortalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari a 2,17% (in calo rispetto alla scorsa settimana analizzata, 2,55%). Al 10 maggio, tutte le Regioni sono al di sotto delle soglie del 30% e del 40%, quelle oltre le quali vi è un sovraccarico rispettivamente per la terapia intensiva e per l’area non critica”.
Il report sottolinea anche “l’aumento delle iniziative di telemedicina in epoca Covid-19, ma l’incremento maggiore riguarda le iniziative dedicate ai pazienti non-Covid”, si precisa. “La 52esima edizione del report propone un focus sulla resilienza dei sistemi sanitari con riferimento alle prestazioni ordinarie. Una buona organizzazione – afferma Americo Cicchetti, direttore Altems – è sicuramente indicativa della capacità di resilienza dei sistemi sanitari. Incrociando i dati sulle prestazioni ordinarie (ricoveri ordinari, ricoveri chirurgici, day hospital, specialistica ambulatoriale) perse nel 2020 causa Covid e la capacità di reazione delle Regioni (misurata come velocità nel definire delibere e documenti per la ripartenza dopo la fase I), ne abbiamo identificato 4 approcci: proattivo, proattivo non impattante, reattivo non impattante, reattivo”.
“Le Regioni identificate come proattive – chiarisce Cicchetti – sono quelle che hanno reagito prima, emanando delibere per la ripresa dell’attività subito dopo il termine della fase 1. Tale capacità organizzativa ha esitato in un minor decremento di attività rispetto all’anno precedente. Al contrario, le Regioni più reattive, ovvero quelle che hanno impiegato più giorni per riprendere l’attività ‘ordinaria’, sembrerebbero averne pagato scotto in termini di decremento dell’attività rispetto all’anno precedente”.
“Tra questi due approcci – sostiene Cicchetti – notiamo altri due comportamenti assunti dalle Regioni. Alcune Regioni da noi identificate con proattivo non impattante, infatti, nonostante abbiamo tempestivamente deliberato la ripresa delle attività ordinarie registrano forti contrazioni dell’attività, probabilmente dovute all’assenza di mobilità sanitaria in entrate e/o alla circolazione del virus che non ha consentito una piena ripartenza. Infine, in altre Regioni la ripartenza tardiva sembrerebbe non aver inficiato il decremento di attività rispetto al 2019: si tratta – conclude Cicchetti – delle Regioni caratterizzate per un approccio reattivo non impattante”.