“Noi chiediamo di riaprire bar e ristoranti, ma di farlo in sicurezza, seguendo tutti i controlli possibili. E poi serviranno i controlli mirati, per evitare dopo di dover richiudere per pochissimi che non seguono i protocolli. Non ce lo possiamo permettere”. E’ l’appello al governo che arriva, intervistato da Adnkronos/Labitalia, da Silvio Pannace, vicepresidente di Amira, storica Associazione maîtres italiani ristoranti ed alberghi, nata nel 1955 nel ristorante Savini di Milano, e che rappresenta oltre 3.500 professionisti impegnati nel turismo e nella ristorazione, in Italia e all’estero.
Secondo Pannace, quello che è fondamentale “è che si seguano scrupolosamente tutte le prescrizioni previste dal ministero e dagli organi competenti: i contagi sono ancora troppo alti”. “E che ci siano gli adeguati controlli, perché lo scorso anno alla ripartenza tante aziende hanno fatto grossi investimenti per mettere tutto in regola e poi si sono trovati a dover richiudere per colpa di pochi scellerati che non hanno seguito le norme”, aggiunge.
La situazione per i professionisti del comparto, a causa della pandemia, è drammatica. “Io sento spesso i fiduciari della nostra associazione nelle diverse regioni e la situazione è drammatica: tantissimi colleghi -sottolinea Pannace- non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione che gli spetta, tantissimi sono disoccupati e percepiscono solo la Naspi. C”è disperazione, specie tra i più giovani. Il governo deve intervenire subito con adeguati sostegni, il nostro settore è stato travolto dalla pandemia”.
La soluzione per l’associazione Amira sta nei vaccini. “Noi chiediamo -sottolinea Pannace- che si velocizzi la campagna vaccinale, è la strada per uscire da questa situazione. Dobbiamo mettere in sicurezza i più anziani, poi tutto andrà di conseguenza, e speriamo che arrivi presto il nostro turno. Ma non chiediamo corsie preferenziali, fino a quando non saremo vaccinati seguiremo tutte le prescrizioni per lavorare in sicurezza”.
E anche con le riaperture è necessario comunque continuare a sostenere i lavoratori del comparto. “Anche se bar e ristoranti riapriranno non potranno mai avere la stessa forza lavoro precedente alla pandemia, sarà al massimo del 30-50%. E quindi tutti i nostri colleghi e gli altri dipendenti non devono essere lasciati soli: servono ristori e sostegni veri e subito, non a parole”, conclude.