A un anno dall’avvio delle vaccinazioni anti-Covid in Italia, “ricordo che ancora ci stiamo vaccinando con” prodotti pensati contro “il virus ‘nonno’, quello di Wuhan”, la megalopoli cinese primo epicentro della pandemia di coronavirus. “Oggi dobbiamo pretendere vaccini nuovi”, dice all’Adnkronos Salute la microbiologa Maria Rita Gismondo, nel primo anniversario del V-Day del 27 dicembre 2020.
“Siamo a un anno dal giorno in cui è stata inoculata la prima dose. Penso che sia stato fatto un ottimo lavoro – premette la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – ma adesso è giunto il momento di cambiare. Dobbiamo pretendere vaccini nuovi”, esorta l’esperta, prodotti aggiornati contro le nuove varianti di Sars-CoV-2 come la Omicron presto dominante, “perché abbiamo visto – ricorda – che le nuove varianti non sono coperte come dovrebbero dagli attuali vaccini. Pertanto – insiste – dobbiamo pretendere vaccini aggiornati”.
Gismondo si dice poi convinta che sia “necessario rivedere i protocolli come stanno facendo per esempio in Sudafrica”. “Oggi”, con Omicron che corre e i contagi Covid che si moltiplicano, “avere in quarantena tutti i contatti” delle persone positive “significa veramente chiudere la società e il mondo lavorativo. Non credo che possiamo permettercelo”, ammonisce.
E’ tanto più necessario anche pensando che, a un anno dalla prima vaccinazione nel V-Day del 27 dicembre 2020, “la situazione attuale è assolutamente diversa da quella che abbiamo vissuto negli ultimi 2 anni”, sottolinea all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Peraltro – aggiunge – finalmente il virus si sta mostrando sempre più in una patologia molto attenuata, se non addirittura asintomatica”.