Via le mascherine all’aperto da metà luglio? “Mi sembra realistica come previsione. Oggi invece sarebbe presto”. Parola di Andrea Crisanti. Il virologo vede come “plausibile” la data suggerita dal presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza Covid, Franco Locatelli, per poter affrontare il tema, molto sentito dalla popolazione, di un allentamento sul fronte delle protezioni individuali, con l’estate che si avvicina.
Quando potremo abbandonare le mascherine, spiega all’Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, “dipende da quante persone si vaccinano”. E in Italia il numero di persone immunizzate cresce in questa fase a ritmo sostenuto. Sono stati somministrati oltre 30 milioni di vaccini, e più di 10 mln di connazionali hanno un’immunizzazione completa. Ma per Crisanti questi numeri non bastano ancora: “E’ presto per parlare di allentare le regole sulle mascherine – precisa – perché mi sembra ancora bassa questa soglia” di vaccinati, “visto che non siamo neanche a metà popolazione coperta. Ci vuole ancora del tempo e pensare che il momento giusto per togliere le mascherine arrivi a metà luglio mi sembra abbastanza realistico”.
L’Italia tutta in zona gialla, il numero di morti Covid che tocca punte minime, le più basse del 2021. “Cosa ci dicono questi dati? Ci fanno pensare che ciò che è stato fatto fino ad adesso è corretto”, ammette il virologo, che è sempre stato fra gli esperti più cauti.
E infatti, alla domanda se la pandemia si possa dire archiviata e si possa spingere definitivamente sulle aperture, puntualizza: “Per quel che riguarda il futuro, non so. Il futuro è difficile da decifrare. Che il coronavirus Sars-CoV-2 diventerà endemico penso che non ci siano dubbi. In alcuni Paesi lo è diventato. In altri non c’è per niente come l’Australia, la Cina, la Nuova Zelanda, e penso che questi Paesi cercheranno di non farlo diventare endemico sui loro territori. E’ ancora presto per definire il futuro, vedremo come procedono le vaccinazioni”.
C’è chi rimanda, chi è spaventato dal singolo vaccino, chi non è convinto, chi non lo vuole fare, chi non ci pensa. Sommate le varie classi d’età, i numeri di chi non si è ancora prenotato per la vaccinazione anti-Covid non sono bassi. “Ma c’è una parte di persone che il vaccino non lo vuole fare e una parte che semplicemente non si è collegata al portale per prenotarlo. Se non si mettono in moto i medici di famiglia, non si avrà una pressione capillare. Vanno coinvolti al più presto” ribadisce il virologo, guardando ai dati di chi un appuntamento per il vaccino non lo ha ancora fissato, oltre un milione fra i 60-69enni secondo quanto riporta oggi il ‘Corriere della Sera’.
“Il nodo non è i no-vax, perché molti non lo sono e non è questo il motivo per cui non hanno fissato il vaccino – dice all’Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – Penso a mia suocera che non sarebbe riuscita a prenotarlo da sola, se non fosse stato per mia cognata. In generale, ci sono persone che hanno bisogno di aiuto, altre di essere indirizzate, motivate. E i medici di famiglia possono contribuire e avere un ruolo cruciale in questo”.