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Covid, Israele: “Terza dose, gli over 50 hanno il 90% di possibilità in meno di morire rispetto a chi ne ha ricevute solo due”

Essendo stato uno dei paesi più tempestivi nell’adottare rigide misure di prevenzione, ed il primo a praticare una vera e propria ‘vaccinazione di massa’ estesa ad ogni fascia di età, ad oggi il mondo guarda ad Israele in termini di analisi e riscontri relativi all’efficacia ed alla sicurezza dei vaccini anti Covid.

Israele: “Terza dose, gli over 50 hanno il 90% di possibilità in meno di morire rispetto a chi ne ha ricevute solo due”

Ebbene come afferma oggi un capillare studio (condotto però prima dell’avvento della variante Omicron), comparso sul New England Journal of Medicine, è stato provato che le persone over 50 che hanno ricevuto la terza dose del vaccino – in questo caso Pfizer –  hanno ben il 90% di possibilità in meno di morire a causa del coronavirus, rispetto a quanti ne hanno ricevute solo due.

Israele: “Lo studio condotto su un campione di 843.208 persone, il 90% del quale vaccinato con la terza dose”

Come dicevamo, lo stato ebraico Israele è stato il primo paese – già dallo scorso luglio – a somministrare la terza dose. Dunque come rivela il report realizzato dalla mutua Clalit, e rilanciato dal ‘Times of Israel’, il campione sottoposto allo studio ha riguardato ben 843.208 persone, 758.118 delle quali (il 90%) hanno ricevuto la terza dose durante il periodo studiato. E’ stato così evidenziato che fra questi vi sono stati soltanto 65 decessi a causa del covid, per una media giornaliera pari a 0,16 casi su 100mila. Diversamente, fra quanti nello stesso gruppo di persone – circa 5 mesi prima – avevano ricevuto soltanto due somministrazioni, sono state registrate 137 vittime: 2,98 su 100mila al giorno.

Israele: “Grazie alla digitalizzazione delle 4 mutue è stato documentato l’apporto determinate della terza dose”

C’è anche da dire che, ‘mille anni avanti a noi’, in Israele operano quattro differenti mutue che, grazie alla digitalizzazione fanno pi convenire i dati di ciascun paziente ad un’unica ‘anagrafica sanitaria’ dove, confrontate ed analizzate, semplificano gli studi sull’efficacia e la sicurezza del vaccino. Dunque, tenuto conto anche dei differenti fattori socio-demografici, e della concomitanza di ciascun paziente eventuali altre condizioni mediche, come spiega infine il co-autore della ricerca – Porf. Doron Netzer – lo studio documentato è stato in grado di dimostrare “inequivocabilmente che la dose booster è significativamente associata con la riduzione del rischio di mortalità dal coronavirus, compreso dalla variante Delta”.

Max