(Adnkronos) – “Venivo chiamato in televisione per avere più ascolti con questo o con quell’altro ritenuto esperto. Il mio unico obiettivo era dire ciò che era corretto dal punto di vista scientifico senza nessuna forma di asservimento. Non ho mai ricevuto un centesimo, non ho mai firmato un contratto. Non ero lì a tirar fuori vantaggi, anzi, forse sono stati più gli svantaggi”. Lo ha ricordato l’infettivologo Massimo Galli, ospite a ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital, rispondendo alle domande sulle ospitate televisive che lo hanno visto protagonista durante i mesi più caldi della pandemia di Covid-19.
“Molte persone – ha osservato – sono salite su questo carro pur avendo esperienze diverse: uno può essere il migliore degli elettricisti, ma se hai un allagamento in casa è meglio che tu ti rivolga a un mediocre idraulico piuttosto che al migliore degli elettricisti. Ci sono molte persone dicevano la propria sul Covid con un’esperienza specifica, ma in altri campi, magari anche con un ottimo curriculum scientifico”.
Parlando dell’ipotesi di togliere le mascherine al chiuso, Galli sottolinea che si tratta di “una discreta corbelleria. La mascherina è uno strumento di protezione individuale e in determinati contesti toglierle vuol dire escludere i fragili”. “Se una persona non ha un quadro brillante dal punto di vista immunitario – ha sottolineato – può farsi tutti i vaccini che vuole, ma comunque avrà una protezione parziale o assente. Se vuole andare su un mezzo pubblico, metterà la mascherina, ma se gli altri non l’avranno questa persona rischia. Al cinema o al teatro il discorso è lo stesso. Dobbiamo rispettare le persone definite fragili e poi dobbiamo adottare tutte le misure possibili per mantenere le attività aperte e limitare la diffusione di un virus che così bonaccione non è”.
“Se qualcuno vede la mascherina come uno strumento di coercizione e limitazione della libertà”, secondo Galli “ha una visione becera del problema. Come dire che il casco da motociclista non lo porti perché limita la libertà. Magari è una seccatura, ma ti protegge anche se non dal 100% degli incidenti”.
Infine, commentando il lockdown a Shanghai, l’infettivologo spiega che la Cina “si sta sbagliando. Si comportano con Omicron e ‘figli’ così come si sono comportati con la variante Wuhan, ma queste varianti hanno maggiore capacità di diffusione. Soprattutto in Cina, dove hanno vaccinato molto, ma hanno vaccinato male. Il vaccino cinese è meno efficace”.