(Adnkronos) – “Sappiamo da settimane che, con ogni probabilità, per l’autunno ci sarà una ripresa dei contagi da Sars-CoV-2. Non è una novità. Dire che la pandemia è finita, quindi, è ancora azzardato”. Inoltre “con questo virus le varianti sono attese. Ma se da una parte non possiamo mettere la parola fine all’epoca pandemica, dall’altro possiamo considerare la parte peggiore alle spalle. L’impatto delle infezioni è sicuramente meno forte”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, all’indomani dell’allerta dell’Agenzia europea del farmaco Ema su una nuova ondata di Covid-19 in arrivo con sottovarianti sotto osservazione come ‘Centaurus’ (Omicron BA.2.75) e Omicron BA.4.6.
“Possiamo dire che le infezioni legate alle nuove varianti ‘fanno meno male’, nel senso che l’impatto è differente sulla nostra realtà – osserva lo specialista – Sulla cosidetta Centaurus i primissimi dati ci fanno intravedere un filo di ottimismo, anche se non abbiamo certezze su come si evolverà. Diverso il discorso su possibili nuove varianti: la Centaurus viene dall’India, le eventuali nuove potrebbero venire dall’Africa australe e ancora non sappiamo bene cosa è avvenuto nell’inverno australe, la nostra estate: lo vedremo tra breve”.
Galli, per quanto riguarda l’impatto dei contagi, ricorda che “abbiamo avuto più di 20 milioni di infettati. E abbiamo una quantità molto alta di vaccinati. Abbiamo però ancora, soprattutto tra i bambini, molti non infettati né vaccinati. Questo vuol dire che una circolazione ulteriore del virus è possibile. Sappiamo anche che le vaccinazioni non sono sufficienti a eliminare il rischio di infezione, seppure si sono dimostrate in grado di ridurre di molto il rischio di malattia grave, condizione che rimane ‘appannaggio’ dei non vaccinati e dei vaccinati che non hanno risposto al vaccino perché hanno una situazione immunitaria compromessa”. In questo contesto, secondo l’infettivologo “possiamo ritenere terminata la parte più pericolosa della pandemia. In ogni caso ancora ci costerà in termini di malati, morti e fatica nell’organizzazione dell’assistenza, quindi dobbiamo tenere ben conto del fatto che una pandemia non si chiude per decreto”.