A breve potrebbe arrivare una seconda generazione di vaccini. “L’idea è quella di somministrare direttamente la proteina ‘spike’, è una strategia a metà strada fra quelle ‘vecchie'” la somministrazione del virus intero però inattivato “e quelle nuove, genetiche” che puntano invece a far produrre questa proteina dall’organismo umano”. Lo spiega l’immunoloogo Guido Forni, membro dell’Accademia dei Lincei, in un’intervista al ‘Corriere’. Allo studio ci sono circa una ventina di questi nuovi vaccini che “sono innanzitutto più facili da produrre. E probabilmente anche a minor costo”, precisa Forni.
Professor Forni, quali sono i limiti degli attuali vaccini utilizzati? “Una premessa: si tratta di vaccini assolutamente nuovi, che sono stati autorizzati dalle autorità regolatorie in base agli studi clinici presentati, quelli che fanno riferimento alle sperimentazioni cliniche – risponde l’immunologo – Poi si sono aggiunti i dati del mondo reale cioè quelli che si stanno accumulando dopo la loro somministrazione, nella quotidianità, a proposito di efficacia o effetti collaterali. Ecco perché le indicazioni si stanno modificando giorno dopo giorno”.
Più nel dettaglio? “Un esempio è quello del vaccino AstraZeneca – ricorda Forni – Si è visto che questo vaccino può provocare trombosi rare, soprattutto nelle donne giovani. Così gli Stati europei hanno preso decisioni contrastanti, compreso il fatto di suggerire, per la seconda dose, un vaccino diverso da AstraZeneca. Ma la seconda dose si può somministrare anche a distanza di tre mesi e questo tempo permetterà di approfondire gli studi clinici per capire qual è la soluzione migliore”.