Rappresentano la nuova frontiera della medicina e, nella fattispecie, un’efficace arma contro il Covid.
Accanto ai vaccini, attualmente gli anticorpi monoclonali sono infatti l’unico farmaco in grado di restituire la guarigione ai pazienti più gravi.
Creati in laboratorio, questi anticorpi – somministrati per via endovenosa – sono in grado di impedire alla proteina spike (il grimaldello che il coronavirus usa per forzarne l’ingresso), di entrare nelle cellule dell’organismo.
Come spiega Gabriele Frausini, primario di Medicina subintensiva Covid di Pesaro (primo presidio ospedaliero autorizzato ad inserirlo nel proprio protocollo), “Dobbiamo pensare al virus come a un ladro che vuole entrare in casa nostra, cioè nel nostro corpo. La chiave che usa è la proteina ‘spike’. Con il monoclonale noi mettiamo un cappuccio sulla chiave, che non riesce più a entrare nella serratura”.
Dunque, precisa il medico, “E’ la prima vera grande terapia contro il covid, in pazienti non ospedalizzati”.
Ora finalmente i monoclonali verranno utilizzati anche dagli ospedali del Lazio. Lo ha annunciato l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato: “È pronto il protocollo di somministrazione degli anticorpi monoclonali.
Le strutture interessate sono lo Spallanzani, Tor Vergata, l’Umberto I, il Sant’Andrea, l’ospedale San Paolo di Civitavecchia, l’ospedale di Palestrina, l’ospedale dei Castelli, l’ospedale Belcolle (Viterbo), l’ospedale de Lellis (Rieti), l’ospedale Goretti (Latina) e l’ospedale Spaziani (Frosinone)”.
Un via libera che segue l’ok del Ministro alla Salute, Roberto Speranza.
Nello specifico, sembra che saranno i medici di famiglia a valutare quali sono i pazienti a cui somministrarli.
L’anticorpo monoclonale in questione, il ’Bamlanivimab’, è prodotto in Italia, a Latina, per conto dell’azienda farmaceutica americana Lilly. Attualmente utilizzato nell’oncologia, questo innovativo farmaco, a regime, consentirà all’azienda pontina di produrne qualcosa come 2 milioni di flaconi l’anno.
Max