Anthony Fauci, l’epidemiologo ai vertice della task-force presidenziale Usa sul Covid-19, ha chiesto alla Cina di fornire le cartelle cliniche di nove persone i cui disturbi potrebbero fornire indizi sull’origine del coronavirus. Lo riporta il Financial Times. “Vorrei vedere le cartelle cliniche delle tre persone che si sono ammalate nel 2019. Si sono davvero ammalate? E in tal caso, di cosa?”, ha detto fauci secondo il giornale economico-finanziario. E intanto su Twitter spopola l’hastag #faucigate.
L’infettivologo ha anche esortato la Cina a rendere disponibili le cartelle cliniche di sei minatori che si sono ammalati di polmonite virale dopo essere entrati in una grotta di pipistrelli nella provincia cinese dello Yunnan nel 2012. Secondo quanto riferito, la grotta potrebbe aver fatto da sorta di incubatrice al virus che sarebbe stato poi studiato all’Istituto di Wuhan.
L’origine del virus è fortemente contestata, con le agenzie di intelligence statunitensi che stanno ancora esaminando i rapporti secondo cui i ricercatori del laboratorio di virologia di Wuhan, epicentro della pandemia, si sono gravemente ammalati nel 2019, un mese prima che venissero segnalati i primi casi di Covid-19.
Tuttavia, scienziati e funzionari cinesi hanno costantemente respinto l’ipotesi di una fuga di laboratorio, affermando che il virus avrebbe potuto circolare in altre regioni prima di colpire Wuhan e potrebbe anche essere entrato in Cina attraverso spedizioni di cibo congelato importato o commercio di animali selvatici.
Un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha rifiutato di commentare direttamente se la Cina avrebbe rilasciato i registri dei nove, ma ha negato fermamente che il laboratorio fosse collegato allo scoppio della pandemia. L’istituto di Wuhan, ha precisato, “ha rilasciato una dichiarazione il 23 marzo nella quale affermava che prima del 30 dicembre 2019 nessun membro era stato esposto, e non c’erano stati casi di infezione tra personale e studenti”. Wang ha ribadito la posizione della Cina secondo cui le segnalazioni di una fuga dai laboratorio sono una “teoria della cospirazione”.