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    Covid: esperto, ‘pochi estremismi politici in cortei Milano, vince chi urla di più’

    “Una piazza trasversale, ma non politica che risponde a chi grida di più”. A Milano il mondo dei ‘no green pass’ è fatto di opposti, di realtà organizzate agli antipodi, ma soprattutto di gente comune e per questo “imprevedibile e ancora più pericolosa”. A spiegarlo all’Adnkronos è un uomo che, da anni, monitora il fenomeno e lavora per evitare gli scontri.  Il suo è un occhio analitico e profondo sui movimenti più estremisti presenti a destra o a sinistra della politica.  

    “Milano non è come a Roma: qui i movimenti di Casapound e Lealtà Azione non si sono mai affacciati. Forza Nuova a Milano non esiste più: hanno fondato ‘Il movimento nazionale – la Rete dei patrioti’, completamente dissociato da Fiore e quindi a parte qualcuno che è venuto a buttare un occhio le prime volte a luglio e agosto – senza fare i cortei – non hanno mai preso parte a queste manifestazioni non autorizzate”.  A settembre è stato indagato anche Marco Mantovani, ex noto forzanovista, ma “rappresenta se stesso. Dire che in piazza c’è Forza Nuova è un po’ una forzatura”.   

    Numeri contenuti anche per l’area antagonista-anarchica, “componenti del centro sociale di via Gola ad esempio”, ma anche in questo caso “parliamo di una decina di persone. Qualcuno ha provato a tirarsi dietro il corteo a volte riuscendoci”, ossia riuscendo a farlo puntare nella direzione desiderata per creare disagi e disordini, “ma come lo hanno fatto tanti sconosciuti: la verità è che a Milano vige la regola del chi grida di più”. Gli obiettivi di destra e sinistra sono diversi: “Quelli della destra provano a dire ‘io guido un movimento popolare, quindi ho adesioni, faccio proselitismo’, la mentalità degli anarchici è che se c’è la possibilità di cavalcare uno scontro con lo Stato lo fanno”.  

    Il bilancio di sabato 9 ottobre è di un giovane arrestato per aver colpito alla schiena un poliziotto, in zona stazione Centrale, e di 57 denunciati, alcuni di area anarchica, “ma in piazza sabato c’era un movimento di opposti, nato dalla base, tante sono persone mai viste prima in altre manifestazioni. Uomini e donne, non più ragazzini, che vivono questi cortei come una festa e quasi non si rendono conto di commettere reati”. I denunciati devono rispondere, a vario titolo, di interruzione di servizio pubblico, violenza privata, manifestazione non autorizzata, istigazione a disobbedire alle leggi.   

    “Dietro lo slogan ‘noi siamo il popolo e facciamo quello che vogliamo’ il rischio, come sabato scorso, è quello che provano a bloccare una stazione o fomentare gli animi urlando ‘andiamo contro la polizia’ o ridendo davanti a un poliziotto ferito. In un corteo così disordinato, senza percorso e senza interlocutori, c’è il rischio che quelli dietro nemmeno si rendono conto di quello che succede davanti”, conclude l’esperto che anche sabato prossimo vigilerà sulla manifestazione non autorizzata.