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    Covid endemico in Italia come influenza? Cosa dicono esperti

    Potrà il covid far parte delle nostre vite come l’influenza, diventando endemico? E se sì, quanto ci vorrà? Da Bassetti a Gismondo passando per l?ema, ecco cosa ne pensano gli esperti. 

    Bassetti
     

    La Spagna si sta preparando a gestire la pandemia come un’influenza “e non vedo grosse differenze tra quel paese e l’Italia. Dobbiamo cercare di cambiare la testa di chi ci governa soprattutto nell’ambito della ministero della Salute con meno teoria e più pratica. Anche l’Italia è pronta a svoltare da pandemia a endemia. Ci sono però troppe leggi, leggine, lacci e lacciuoli, che ci stanno complicando la vita in maniera impressionate. L’Italia con un cambio di passo segua il modello spagnolo”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova. “Abbiamo quasi il 90% degli italiani che sono vaccinati (82%) o guariti dall’infezione, e in questi giorni con l’aumento imponente dei contagi più e più persone si stanno proteggendo anche in maniera naturale dall’infezione – ricorda Bassetti – Siamo quindi vicino all’immunità di gregge. Dobbiamo finire di fare alcune cose che andavano bene un anno fa ma oggi non vanno bene più: il report giornaliero dei contagi che francamente non fa altro che mettere ansia a chi lo legge; non ha più senso tamponare gli asintomatici concentriamoci su chi ha i sintomi come si fa con l’influenza; classifichiamo come casi Covid solo chi ha una polmonite, ascoltando i medici; corriamo con le terze dosi; mettiamo l’obbligo vaccinale – suggerisce l’infettivologo – per chi ancora non si è immunizzato perché sono queste le persone che affollano gli ospedali; ma poi occorre avere una visione diversa, avvantaggiare i vaccinati rispetto ai non immunizzati intervenendo sulla durata delle quarantene”. 

    Ricciardi
     

    Cominciare a gestire la pandemia con strumenti ordinari come per l’influenza? “E’ il desiderio di tutti, ma non ci sono le condizioni. La fattibilità di una strategia del genere deve essere confermata da evidenze scientifiche che in questo momento non mi pare ci siano. Resta un pio desiderio per ora”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, commentando l’orientamento della Spagna che si appresta a preparare un piano per uscire dalla gestione emergenziale. “E’ l’aspirazione che condividiamo tutti – ribadisce Ricciardi – ma che deve essere consolidata attraverso passaggi concreti e decisioni basate sulla scienza. Non è soltanto desiderando un obiettivo che si raggiunge. E nemmeno facendo finta che questa sia un’influenza, perché non lo è. E’ una malattia pandemica ancora grave, con virus a trasmissione respiratoria, con tutta una serie di incognite legate alle varianti che possono emergere e che sono emerse in maniera importante nell’anno passato. Per realizzare questa ambizione servono una serie di misure basate sull’evidenza. Non è ancora tempo”. 

    Pregliasco
     

    “C’è una voglia di normalità, ma siamo in una fase di transizione, perché dobbiamo far passare questa nottata che è un po’ lunga, una nottata che prevedrà un impegno diciamo fino a marzo. Però i vari governi vogliono lanciare un messaggio positivo, lo stesso che abbiamo lanciato noi con la scuola. Condivido la sfida, anche se mi aspetto una quantità di classi in Dad nel prossimo futuro, però è questa l’enfasi che viene data dalla politica: vogliamo superare l’emergenza, prepariamoci a una nuova normalità e a una convivenza col virus”. Così il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, commenta con l’Adnkronos Salute. “Sono in alcuni casi dei proclami – osserva l’esperto – ma di approccio, anche perché il consenso sennò va a scemare e si rischia una depressione, quindi ci vuole”. Per quanto riguarda il Regno Unito, “loro forse hanno lasciato i buoi uscire dalla stalla più di noi mentre noi abbiamo voluto mitigare. E’ chiaro che lasciando uscirei buoi – prosegue con la metafora Pregliasco – tu hai una curva a campana molto veloce con un picco che si raggiunge prima. Noi mitigando abbassiamo la curva, ma spalmiamo il tutto su un tempo più lungo riuscendo però a gestire meglio il tutto”. Ma quali sono i numeri che permetteranno anche noi di iniziare a gestire il virus come un’endemia? “I valori della zona bianca – risponde netto il virologo – Se si va oltre, comincia ad esserci ancora una condizione problematica. Ci sono ancora troppi morti, probabilmente perché abbiamo un mix di Omicron e Delta, per poterla gestire come un’influenza. Siamo in questa fase di transizione”. 

    L’orizzonte è quindi la primavera? “Dipenderà sempre dall’incognita di nuove varianti. Comunque – chiarisce il medico – dovremo considerare nuovi aspetti di normalità. Noi ridevamo quando vedevamo i turisti orientali con la mascherina – ricorda Pregliasco – ma ora credo sia sdoganato e si debba sdoganare questo approccio nel futuro. Non potremo più, come purtroppo avveniva in passato, cadere nella sottovalutazione e mandare a scuola il bambino con qualche linea di febbre infarcendolo di Tachipirina. Insomma, ci vorrà più attenzione – raccomanda l’esperto – Iniziamo a pensare a una pianificazione, ma ci vuole ancora tempo. Deve passare la nottata”. 

    Gismondo
     

    Nella gestione di Covid-19, in Italia “purtroppo viviamo ancora in un isterismo che deve finire. E soprattutto deve finire questo ‘tamponificio’ che non serve a nulla e ci sta facendo sprecare tante risorse economiche e umane che potrebbero essere investite diversamente”. Con questa considerazione la microbiologa Maria Rita Gismondo invita a guardare invece alla Spagna, che “secondo quanto dichiarato dal suo premier sta preparando un bel piano di ritorno alla vita normale. Un modello di convivenza con il virus che, come dico da tempo, avremmo dovuto cominciare a pianificare anche noi”, sottolinea all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. 

    Se l’intenzione della Spagna è di “proporre un progetto da discutere a livello Ue per una condivisione almeno nell’area europea – ragiona l’esperta – credo che sia davvero arrivato il tempo di metterlo in atto, perché abbiamo capito che questo virus resterà con noi per tanti anni o forse per sempre, e perché oggi abbiamo i mezzi per convivere con Sars-CoV-2 minimizzandone il più possibile i danni: armi come i vaccini, soprattutto, ma anche come i nuovi farmaci antivirali”. 

    Considerando inoltre che “la tendenza è verso una sostituzione della variante Delta con la Omicron, molto contagiosa ma con una patogenicità inferiore ormai acclarata”, secondo Gismondo “abbiamo tutti gli elementi per poter pensare di gestire Covid-19, così come ha spiegato il premier spagnolo, come un’influenza stagionale. Malattia che certamente non è da sottovalutare, specie per le persone fragili – tiene a precisare – ma che non è un’emergenza”. 

    Lopalco
     

    “La gestione ordinaria della pandemia, da trattare come un’influenza endemica complessa, è un punto di arrivo a cui dobbiamo arrivare presto. Certo è complicato farlo da un giorno all’altro. Ed è impossibile in piena ondata. Ma appena passata questa ondata, a mio avviso la direzione deve essere questa”. Lo dice all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento, commentando la decisione della Spagna di mettere a punto un piano per gestire la pandemia con strumenti ordinari, come si trattasse di un’influenza endemica. 

    Secondo Lopalco, dunque, “è necessario un progressivo avvicinamento a questa modalità. Non dobbiamo farlo domani, ma dovrebbe essere la nostra strategia. Del resto è questo che ci siamo prefissati quando abbiamo cominciato a dire che, grazie alla vaccinazione, si sarebbe arrivati ad una convivenza pacifica con il virus. Passare a mezzi ordinari di gestione dell’epidemia non è altro che questo: convivenza pacifica con il virus. Ed è una strategia che abbiamo già scelto”. 

    Cavaleri (Ema)
     

    La diffusione in Europa della variante Omicron del Sars-CoV-2 “preoccupa” perché, anche se sembra provocare una malattia più lieve, causerà “molti ricoveri in ospedale. Nello stesso tempo il fatto che il virus sia così trasmissibile significa che molte persone saranno esposte. Questo spingerà l’immunità”, aggiungendo “uno strato” di immunità naturale a quella fornita dalla vaccinazione. “Possiamo pensare che dopo che questa ondata sarà passata in Europa e altre parti del mondo, avremo una forte immunità” della collettività, cosa che “potrebbe aprire la via verso” uno scenario endemico, spiega Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’Ema, durante un briefing video con la stampa in collegamento da Amsterdam, dove l’agenzia ha sede. “Nessuno sa quando arriveremo alla fine del tunnel, ma ci arriveremo. Stiamo vedendo che ci muoviamo” verso uno scenario in cui il Sars-CoV-2 “diventa più endemico, ma non possiamo dire che abbiamo già raggiunto quello status”, aggiunge. 

    Il virus, continua, “si comporta ancora come un virus pandemico e l’emergere di Omicron lo mostra chiaramente. Non dobbiamo dimenticare che siamo ancora in pandemia”, afferma subito dopo. “Ciò nonostante, con l’aumento dell’immunità nella popolazione e con Omicron ci sarà molta immunità naturale oltre a quella data dalla vaccinazione, ci muoveremo rapidamente ad uno scenario più vicino all’endemicità” del coronavirus, conclude Cavaleri.