(Adnkronos) – Non c’è pace in casa Omicron. Il coronavirus Sars-CoV-2 continua a mutare veloce e la famiglia che oggi domina le scene mondiali della pandemia sforna sottovarianti in quantità, da cui vengono fuori ulteriori ‘progenie’. Fino a qualche settimana fa, si contavano già 230 discendenti figli di Omicron. Su alcuni si è concentrata l’attenzione degli esperti. Dopo Centaurus (appellativo ‘social’ per BA.2.75), che non sembra aver preso il volo, c’è già il suo sottolignaggio a promettere battaglia: BA.2.75.2, la ‘figlia’ battezzata Chiron, che mostra 3 ulteriori mutazioni sulla Spike. Altro mutante sotto la lente è la figlia di Omicron 5, BQ.1.1, subito battezzata Cerberus, protagonista con le altre di uno studio cinese visibile sulla piattaforma ‘BioRxiv’ in versione preprint (non sottoposto a revisione paritaria). “Queste sottovarianti (BA.4, BA.5, BA.2.75 e così via) sono incluse” ancora “sotto l’ombrello della variante di preoccupazione Omicron e vengono monitorate da vicino”, spiegano dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rispondendo all’Adnkronos Salute.
“Come altre sottovarianti di Omicron, hanno dimostrato di avere una gravità inferiore e una maggiore fuga immunitaria, in quanto gli anticorpi derivanti da infezioni o vaccinazioni passate non sono così efficaci contro di loro – spiega l’epidemiologa dell’Oms, Margaret Harris – Finora, però, il termine ‘Omicron’ rimane sufficiente per descrivere le loro conseguenze sulla salute pubblica”. Al di là dei nomignoli nati sui social o proposti da qualche esperto, l’Agenzia Onu per la salute spiega che al momento il perimetro in cui si muovono queste sottovarianti è quello di Omicron. “Tuttavia – aggiunge Harris – se si scoprisse che si comportano in modo molto diverso da Omicron e rappresentano un’ulteriore minaccia per la salute pubblica, rispetto a Omicron, prenderemmo in considerazione l’assegnazione di nomi greci e di chiamarle come varianti separate di preoccupazione”.
Quindi si ricorrerebbe sempre all’alfabeto greco, inaugurando una nuova variante con una nuova lettera, dopo Alfa, Beta, Gamma, Omicron e così via. Ma non è ancora il momento. Quello che si sa intanto è poco, salvo che nel corso delle settimane la prevalenza di alcune delle sottovarianti al centro dell’attenzione degli esperti è in aumento, pur mantenendosi ancora bassa.
Alcuni studi approfondiscono. Secondo il lavoro di un team dell’università di Pechino, “BA.2.75.2 è il ceppo più evasivo testato e solo BQ.1.1 potrebbe essere paragonabile”. I ricercatori dimostrano che “alcune mutazioni convergenti” osservate in queste sottovarianti possono determinare “una sorprendente evasione” immunitaria sul plasma convalescente, compreso quello da infezione Omicron 5. Gli esperti ragionano quindi anche sulla capacità protettiva di booster mirati a Omicron 5, spiegando che in prospettiva la progettazione di vaccini e monoclonali ad ampio spettro dovrebbe avere la massima priorità.