Paolo Bianchini, sul distanziamento dei due metri al ristorante, prevede un “servizio funebre” all’intero comparto dell’ospitalità a tavola
Raffaele Panico
Può sembrare un gioco di parole tratto dalla lista menù del compreso “servizio al tavolo”, ma rappresenta di fatto la tabula rasa di un comparto – che vale circa il 30% del prodotto interno lordo con l’indotto, e la conseguente desertificazione del Belpaese. Speriamo, scongiuriamo non avvenga. Fin quando però non torna il colore verde, e permane l’aggravio del colore rosso imbrunito il rischio è grave, ed è quasi impossibile non vedere la trave – la parabola della trave nell’occhio – che grava come un macigno sull’intero settore. Il buon senso dovrebbe aver insegnato ad abundantiam che il buon gusto italiano è apparecchiato a tavola, il quale si porta dietro tutto l’assetto del Belpaese turismo compreso, marchi e tutela di prodotti tipici di cui si vanta un primato con l’enogastronomia. Insomma si va verso una macdonaldizzazione del caro antico buon gusto italico per la tavola, per dirla in termini rafforzativi!Ma, se non si cambia passo, il piano è inclinato e si va dritti in quella direzione. Non passa giorno che le emergenze non finiscono mai, come un vortice, un tornado che si abbatte inesorabile sulle città – del lavoro – e prende maggiore forza una settimana dopo l’altra. Oggi, Bianchini, sui due metri di distanza al ristorante, in un suo comunicato: “è il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola”!
«Se una cosa abbiamo imparato in questo ultimo anno, è la certezza dell’incertezza. Sul covid e sulle relative misure di contenimento abbiamo sentito tutto e il suo contrario. Di fatto siamo tornati al punto di partenza, visto che i nostri rappresentanti istituzionali ci stanno facendo rivivere il marzo del 2020, con l’aggiunta di ulteriori limitazioni. Ora la raccomandazione di Inail, Iss, Ministero Salute e Aifa è che quando si mangia – o si tornerà a mangiare – insieme, ad esempio al ristorante o al bar, si deve mantenere la distanza di due metri, a causa delle varianti covid. Come se fosse possibile dilatare gli spazi e allungare i tavoli a piacimento. Bene, la politica, di cui siamo in paziente attesa del “cambio di passo”, spieghi come queste infauste raccomandazioni siano compatibili con l’attività di ristorazione, cioè col 30 per cento del Prodotto interno lordo della nazione, tanto vale il settore Horeca». Così conclude Paolo Bianchini, presidente di MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità: «L’applicazione di queste deliranti misure rappresenterà il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola».