Dopo l’utilizzo nel trattamento per la cura del Covid, è boom di domande per l’anticorpo monoclonale tocilizumab che, spiega l’Aifa, subirà una carenza temporanea fino quasi alla fine di dicembre. “Si prevede una carenza temporanea in Italia nella fornitura” dell’anticorpo monoclonale nella sola formulazione endovenosa (non per quella sottocute). Il problema è in corso da metà settembre. E “il rifornimento è previsto entro il giorno 21 dicembre”. L’Agenzia italiana del farmaco lo aveva già segnalato attraverso le parole del direttore generale, Nicola Magrini. Ora lo scrive in una ‘Nota informativa importante’, una comunicazione ufficiale, emanata perché la carenza del farmaco – per il quale “la domanda globale è aumentata ad un ritmo senza precedenti”, essendo utilizzato ora “anche per il trattamento dei pazienti adulti ospedalizzati con Covid grave o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica” – implica dei problemi per i pazienti con varie patologie in cura.
“In caso di carenza nella fornitura – spiega l’Aifa – l’interruzione del trattamento potrebbe portare al verificarsi di una recidiva (aumento dell’attività della malattia/peggioramento dei sintomi)”. E infatti l’ente regolatorio fornisce “opzioni terapeutiche per mitigare qualsiasi rischio potenziale di recidiva durante questo periodo”. Si tratta di pazienti affetti da artrite reumatoide, artrite idiopatica giovanile poli articolare, artrite idiopatica giovanile sistemica. L’Aifa invita quindi i sanitari a rivalutare le condizioni generali e il rischio di recidiva dei pazienti nel caso dovessero interrompere la terapia e, in presenza di questo rischio, di intervenire seguendo diverse possibili strade, elencate nella nota.
Nel dettaglio, per i pazienti con artrite reumatoide è stato “autorizzato anche il trattamento con sarilumab sottocute” ed “è necessario stabilire l’appropriatezza delle condizioni per il passaggio a questa terapia”. Nel caso in cui la terapia endovena sia esaurita, l’indicazione che dà l’Aifa è di iniziarne una a base di tocilizumab sottocute già dalla successiva dose di soluzione endovenosa programmata. Alla risoluzione della carenza della fornitura, può essere reintrodotta la terapia a base di tocilizumab in formulazione endovenosa circa 2 settimane dopo l’ultima iniezione sottocute.
Gli specialisti che hanno in cura questi malati dovranno dunque valutare lo stato di salute generale, “il regime di trattamento” che seguono e “il potenziale rischio di una recidiva nel caso in cui le dosi di RoActemra* vengano saltate per tutta la durata della carenza, pari a 14 settimane”, cioè dal 16 settembre al 21 dicembre. E poi sulla base di questo scegliere la strada da seguire, visto che per i pazienti con rischio di recidiva, come spiegato, “sono disponibili trattamenti alternativi”.
Per la sindrome da rilascio di citochine (Crs) indotta da cellule Car-T, aggiunge l’agenzia, “poiché solo tocilizumab endovena è stato approvato per questa patologia, l’azienda si impegna a garantirne la fornitura. In alcune circostanze, i pazienti potrebbero dover recarsi presso l’ospedale/clinica di riferimento per la somministrazione di un trattamento alternativo”. Per quanto riguarda i pazienti Covid per i quali è usato il farmaco, la strada scelta dall’Aifa è stata la valutazione della possibile autorizzazione di trattamenti alternativi.