Covid, disturbi intestinali persistono dopo 5 mesi: studio italiano

Il long Covid non risparmia l’intestino. A distanza di 5 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2, diversi pazienti possono ancora presentare disturbi gastrointestinali che tuttavia non appaiono gravi e tendono a ridursi nel lungo termine. Fra gli strascichi più diffusi diarrea e astenia, sintomo ‘extraintestinale’, ma correlato agli effetti del virus sull’apparato. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Policlinico di Milano su 164 pazienti, pubblicato su ‘Neurogastroenterology and Motility’ e selezionato come comunicazione orale per la ‘Digestive Disease Week’, il più grande congresso gastroenterologico statunitense, riferisce una nota. 

Autori del lavoro Maurizio Vecchi, professore ordinario e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato digerente dell’università Statale di Milano, e Guido Basilisco dell’Unità operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia del Policlinico. “Lo studio – evidenziano gli esperti – da un lato tranquillizza i pazienti affetti da Covid-19 nel senso che gli effetti gastrointestinali a lungo termine sono di severità lieve, dall’altro sottolinea la possibilità che manifestazioni sia intestinali che extraintestinali possano persistere anche a mesi di distanza”. 

Già alcuni riscontri in letteratura – ricorda la nota – rilevavano sin dal 2020 come il coronavirus Sars-CoV-2 potesse colpire anche l’apparato gastroenterico, con almeno il 30% dei pazienti con diarrea o sintomi gastroenterologici nella fase acuta della malattia. Meno noto era invece quale fosse l’andamento nel tempo di questi sintomi, aspetto rilevante visto che spesso, dopo infezioni batteriche o virali, alcuni di questi disturbi tendono a cronicizzare anche per anni, talvolta affiancati da sintomi extraintestinali (mal di schiena, mal di testa, debolezza) non spiegati da una specifica alterazione organica, definiti come ‘somatoformi’. Questo andamento caratterizza alcune sindromi funzionali come il colon irritabile o la dispepsia cosiddette ‘post-infettive’. 

“Abbiamo analizzato dopo un intervallo di tempo di 5 mesi i pazienti ricoverati presso il nostro ospedale per infezione acuta da Covid-19 – illustra Basilico – per capire se i sintomi gastroenterici che caratterizzano le malattie funzionali gastrointestinali come l’intestino irritabile, e i sintomi somatoformi come la spossatezza/astenia, possano essere presenti a mesi dall’infezione. Abbiamo studiato 164 pazienti dopo 5 mesi dall’infezione acuta da Covid. I risultati sono stati confrontati con quelli di soggetti sani e negativi a Covid-19”. 

“I dati – riassume lo specialista – dimostrano che sintomi gastroenterologici sono presenti a distanza dall’infezione, sebbene in forma assai lieve; il sintomo più frequente è la diarrea. Tra i sintomi extraintestinali molto più frequente è invece l’astenia, che raggiunge valori del 40% tra i soggetti colpiti dal Covid-19. Questi risultati suggeriscono, in linea con la letteratura piu recente, che sia i sintomi che caratterizzano le malattie funzionali gastrointestinali sia i sintomi somatoformi possano avere un’origine biologica comune”. 

“La nostra ricerca ha studiato un argomento di notevole interesse, ossia il follow-up a lungo termine di pazienti con un’infezione acuta da Covid-19 che nel 30-40% dei casi presentavano problemi gastrointestinali, soprattutto diarrea – commenta Vecchi – Altri studi avevano inoltre dimostrato casi di pancreatite, clinicamente non sempre evidente, ma riscontrabile dall’alterazione degli enzimi caratteristici del pancreas. Infine, un’altra forte evidenza della relazione tra virus e apparato digerente è il fatto che nell’infezione acuta si verifichi una significativa eliminazione fecale del Sars-CoV-2, probabilmente successiva alla fase iniziale, durante la quale il virus è localizzato nelle vie aeree superiori, prima che giunga negli altri organi e nei tessuti gastrointestinali”.