In attesa dell’ok dell’Aifa alla vaccinazione dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni, si accende il dibattito sull’obbligatorietà del vaccino ai minori anche in vista di un rientro a scuola in sicurezza. “Siamo giunti al punto in cui bisogna porsi seriamente la questione. Ma partendo dalle fasce più anziane della popolazione, che magari non fanno il vaccino per ignoranza. Parlare di obbligo per i ragazzi è prematuro”. Ne parla con l’Adnkronos il costituzionalista Alfonso Celotto, ordinario all’Università Roma Tre che spiega: “imporre l’obbligatorietà sui minori è più delicato per la patria potestà. La si può prescrivere invece per le altre fasce d’età, partendo dagli ultra sessantenni ed ottantenni ancora non vaccinati attraverso una campagna promozionale di incentivi, sul modello della lotteria negli Stati Uniti, oppure tramite le sanzioni”
Il costituzionalista spiega che “in uno stato liberale l’obbligo di legge non è coatto. La via dell’obbligo dunque potrebbe essere sollecitata attraverso sanzioni o alla rovescia incentivi. “Eccezion fatta per bambini e adolescenti. E’ impensabile – rimarca Celotto – parlare di obbligo per decreto legge per i bambini come avvenuto per i sanitari”. Sui minori la nozione giuridica di obbligo “è più complessa perché la decisione è meno personale, è dei genitori. Non di me su me stesso. Io dico: ci sono ancora oltre 5milioni di ultrasessantenni e almeno 5mila ottantenni che non si sono vaccinati, a mio avviso è più pericoloso non intervenire con decreto su questa recrudescenza. Le dosi ci sono. Una volta completata la vaccinazione sulle fasce di età dei più anziani si porrà il problema dei ragazzi. Adesso – conclude – è prematuro parlarne”
(di Roberta Lanzara)