Green Pass per partecipare agli eventi, ma solo con due dosi di vaccino. Questa l’opinione di Fabio Ciciliano, medico, proviene dalla Polizia di Stato, opera nella Protezione civile, e fin dai primi giorni della pandemia fa parte del Comitato tecnico scientifico. “Io penso che ad oggi, con la possibilità data a tutti i cittadini al di sopra dei 12 anni di vaccinarsi senza limitazione di sorta, potrebbe essere un aiuto notevole consentire solo a chi ha il green pass di partecipare ai grandi eventi. Spettacoli, sport, manifestazioni pubbliche. Come hanno fatto in Israele. Ma a patto che il Green pass sia rilasciato ai soli immunizzati, a chi ha completato il percorso vaccinale, o a coloro che sono guariti dal Covid o che precedentemente erano positivi asintomatici e siano negativizzati. L’impiego del tampone rino-faringeo limita in maniera sostanziale l’applicabilità ‘premiante’ del green pass sui soggetti non ancora vaccinati rendendone, quindi, quasi inefficace la pur condivisibile finalità”, afferma in un’intervista a ‘Il Messaggero’.
I contagi stanno correndo. Rischiamo, con il sistema dei colori, nuove chiusure? “Con l’aumento della circolazione virale, soprattutto della variante Delta, a cui potrebbe seguire un sensibile incremento dei casi e, quindi, dell’incidenza potremmo – avverte Ciciliano – trovarci nuovamente in situazioni di aumentato rischio con il passaggio di qualche Regione dal bianco al giallo o arancione, con l’adozione delle conseguenti misure di contenimento previste dalla norma attualmente in vigore e che abbiamo conosciuto tutti nell’ultimo inverno e nella scorsa primavera. Nell’ultima settimana, in undici Regioni, si è registrato un incremento nel numero dei casi rispetto a quella precedente”.
Il sistema della classificazione delle Regione con i colori e le conseguenti limitazioni, che ora dipende molto dall’incidenza dei nuovi casi, va rivisto considerato che il numero di vaccinati è alto? “Penso di sì – risponde – ma teniamo anche conto che il numero degli immunizzati nel nostro Paese, sebbene l’Italia risulti ai prilli i posti in Europa per percentuale di popolazione vaccinata, non ci consente ancora di agire in tal senso. Appare necessario, però, iniziare a ragionare su una sempre maggiore considerazione dell’impatto dei soggetti ammalati sui sistemi sanitari regionali anziché basarci sul numero dei semplici casi positivi rilevati”, conclude.