Sono tante le differenze tra la situazione epidemiologica di oggi e quella di aprile/maggio, quando la diffusione del virus in Italia sembrava incontrollabile. Lo ha ribadito il virologo dell’università San Raffaele di Milano Roberto Burioni, intervenuto a ‘Forrest’, la trasmissione di Rai Radio 1: “Avrei messo la firma con il sangue a marzo per trovarmi il 12 ottobre in una situazione come questa“, ha spiegato il virologo.
Burioni ha poi spiegato: “La situazione attuale non ha nulla a che vedere con la situazione di maggio. Dobbiamo stare attenti, il virus non è diventato più buono, non è cambiato. Ma siamo cambiati noi. Quindi: mascherina e distanze, stiamo attenti. E devono fare la loro parte le autorità sanitarie, perché se poi c’è un sospetto non possiamo aspettare 6 giorni per avere il risultato di un tampone. Ci vuole un sistema diagnostico immediato”.
“I numeri dei positivi che abbiamo, riferiti alla primavera, non hanno nulla a che fare con la realtà”, ha ribadito Burioni, che ha ricordato quanto fossero sottostimati i numeri prodotti nel corso della prima ondata del virus, quando i tamponi effettuati erano molto meno della metà: “In quel momento il numero dei casi è stato immensamente sottostimato e abbiamo avuto un momento di immensa difficoltà. Siamo stati la prima nazione occidentale ad essere investita dall’epidemia. Penso sia motivo di orgoglio per tutti che in tutto il mondo ci vengano riconosciuti la bravura, il rigore, l’impegno che abbiamo avuto nell’aver tolto la testa dalle fauci della morte”, ha concluso Burioni.