Il tampone o il certificato vaccinale per andare in Sardegna anche se ora è zona ‘gialla’? “Io sono assolutamente d’accordo, lo trovo giustissimo. Per controllare gli accessi di un’isola e tenere sotto controllo il covid, trovo sacrosanto che venga richiesto un tampone oppure il certificato vaccinale. Dal punto di vista del turismo non c’è alcun impatto”. A dirlo all’Adnkronos è Flavio Briatore che in un’intervista commenta così la ‘linea dura’ della regione sulle misure per l’accesso in Sardegna, che da lunedì è diventata zona gialla.
“Io sono andato a Dubai e ho fatto il tampone, sono andato e tornato dalla Turchia e ho fatto il tampone. Ormai il tampone non è più una cosa che non conosciamo. Ne facciamo quindici, venti al mese quindi non è certo un problema. Io sono d’accordissimo. Ormai anche chi li fa è diventato bravissimo, quindi non vedo il problema”, spiega il manager. Che contrattacca: “Il vero problema, quello che allontana i turisti, è che abbiano lasciato il coprifuoco fino al 31 di luglio. Questo è davvero incomprensibile, una pura follia”, scandisce Briatore. “Anche se poi lo levassero, come noi siamo tutti convinti succederà, la comunicazione è stata deleteria, e creerà enormi problemi al turismo”.
L’ex manager di F1 entrando poi nel merito spiega: “Come si fa a non capire che la gente non affitta le case a luglio, ma è adesso che le affittano? Questa situazione di incertezza blocca, e non invoglia a venire! La gente preferisce affittare le case a Mykonos, in Croazia, ad Ibiza e non le affitta in Sardegna. Ed è un problema che riguarda tutta l’Italia”. La critica è alle misure stabilite dal governo: “Da questi due governi non è che ci potessimo aspettare cose diverse, dato che ne hanno fatte parecchie. Negli altri Paesi si sono organizzati molto diversamente, in Inghilterra si sono programmati. Questo è tipico italiano: da noi non si capisce bene chi decide, e chi non decide. Assurdo”.