BREAKING NEWS

Covid Bergamo, la procura: “Istituendo subito la ‘zona rossa’ potevano essere evitati oltre 4mila morti”. Ecco le responsabilità

Il motivo che ha sorretto l’indagine in questi anni, è stata la volontà di sapere cos’è successo“, ha tenuto a rimarcare stamane il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, intervenendo in diretta su Raitre. A capo dell’indagine relativa alla prima fase dell’emergenza Covid nel bergamasco, il magistrato ha affermato cheDi fronte alle migliaia di morti e di fronte a delle consulenze che ci dicono che questi potevano essere anche eventualmente evitati, noi non potevamo chiudere con un’archiviazione l’inchiesta“.

Inchiesta Covid, il procuratore: “La vicenda è ricostruita tutta, abbiamo riscontrate delle criticità, secondo noi delle insufficienze nelle valutazioni del rischio pandemico”

Del resto, ha spiegato, sono stateriscontrate delle criticità, secondo noi delle insufficienze nelle valutazioni del rischio pandemico, perché stiamo parlando della prima fase della pandemia del gennaio-febbraio-marzo 2020“, elementi, argomenta, che ci hanno condotto alla “nostra scelta finale, di chiudere le indagini nei confronti di 19 persone”, tra le quali, come già scritto in un altro articolo, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera.

Dunque, afferma Chiappani, “La vicenda è ricostruita tutta. Il discorso è la valutazione di quelli che noi riteniamo siano stati errori. Noi abbiamo contestato l’epidemia colposa. Le indagini in questo momento sono concluse e adesso si aprono le valutazioni da parte di altri soggetti e non solo della Procura della Repubblica, ma chiaramente gli avvocati, le persone coinvolte e poi ci sarà un giudice che dovrà valutare se questi comportamenti integrano o meno i reati che noi abbiamo ipotizzato“.

Inchiesta Covid, il procuratore: “La mia speranza è che tutto questo, al di là delle accuse e delle polemiche che senz’altro ci saranno, sia comunque uno strumento di grandissima e pacata riflessione”

Ora, ha poi aggiunto il magistrato di Bergamo, “La mia speranza è che tutto questo, al di là delle accuse e delle polemiche che senz’altro ci saranno, sia comunque uno strumento di grandissima e pacata riflessione. La nostra scelta è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice e di un contraddittorio con i difensori, perché è giusto che la ricostruzione la diano anche gli interessati e da tutto questo ricavare l’esperienza non solo di carattere giudiziario, ma se si vuole anche scientifico e amministrativo. Cioè una lezione e una grandissima riflessione“.

Inchiesta Covid, il procuratore: “La procura di Bergamo ha fatto un lavoro mastodontico nel vero senso della parola, tre anni di lavoro non sono stati certo un gioco”

Va comunque riconosciuto che la procura di Bergamoha fatto un lavoro mastodontico nel vero senso della parola“, ha inoltre tento a rimarcare Chiappani, perché, “Ricostruire centinaia di vite, un insieme non solo di provvedimenti, ma anche di migliaia e migliaia di mail e di sms, tutti i rapporti anche di natura estera (il discorso dell’Oms e della mancata attuazione e aggiornamento del piano pandemico) e tutte le attività da parte delle amministrazioni, anche delle singole amministrazioni lombarde, non è un gioco“. E dopo aver rivelato che “la Procura si è avvalsa anche di tre consulenze che sono durate oltre un anno“, Chiappani ha concluso rivendicando che “Ci abbiamo impiegato tre anni, ma mi risulta che in tre anni non sia stata ancora neanche iniziata una commissione parlamentare. Quindi noi in tre anni comunque abbiamo fatto un’inchiesta“.

Inchiesta Covid, ravvisate mancanze che hanno concorso ad “un incremento non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero dei decessi in meno che si sarebbero verificati in provincia di Bergamo”

Come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, stilato dalla procura di Bergamo “Non avere istituito la ‘zona rossa’ nei comuni della Val Seriana, inclusi Alzano Lombardo e Nembro, nonostante l’ulteriore incremento del contagio in Regione Lombardia registrato il 29 febbraio e il 1 marzo 2020, e nonostante l’avvenuto accertamento delle condizioni che, secondo il cosiddetto ‘piano Covid’, corrispondevano allo scenario più catastrofico,  ha causato la diffusione dell’epidemia da Sars-Cov-19 in Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro“. Azioni che, è stato stimato, hanno concorso adun incremento non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero dei decessi in meno che si sarebbero verificati in provincia di Bergamo, di cui 55 nel comune di Alzano e 108 nel comune di Nembro, rispetto all’eccesso di mortalità registrato in quel periodo, ove fosse stata estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020“.

Inchiesta Covid, indagati per “epidemia colposa per non avere, in concorso tra loro rispettato le indicazioni del piano pandemico raccomandato dall’Oms già nel 2020”

Nello specifico, l’ex premier Giuseppe Conte, e l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, sono stati indagati in concorso con altre 13 persone (tra le quali come detto il governatore lombardo Fontana), per averein cooperazione colposa tra loro cagionato per colpa la morte” di 55 persone, di cui la procura di Bergamo elenca i nomi nell’avviso di conclusione indagini.

Ed ancora, Angelo Borrelli (allora capo della protezione civile), Giulio Gallera (ex assessore al Welfare della Lombardia), Angelo Cajazzo (ex direttore del welfare lombardo), Claudio D’Amario (dir. gen. prevenzione sanitaria del ministero della Salute), e Silvio Brusaferro (presidente dell’Istituto superiore di Sanità), sono indagati dalla procura di Bergamo perepidemia colposa per non avere, in concorso tra loro”, e con l’allora ministro Speranza (nei confronti del quale procede il tribunale dei ministri), “rispettato le indicazioni del piano pandemico, nonostante la raccomandazione di Oms del 5 e del 23 gennaio 2020; l’allerta di Oms e Paho (Pan American Health Organization) del 20 gennaio 2020; la dichiarazione del 31 gennaio 2020 con la quale il Direttore Generale di Oms dichiarava che il coronavirus rappresentava un’emergenza internazionale di sanità pubblica e i documenti dell’Oms del 2014 e del 2017”.

Inchiesta Covid, Conte, Fontana, ed i componenti del Comitato tecnico scientifico, nonostante l’ulteriore incremento del contagio in Regione Lombardia, negarono la zona rossa

Dunque Conte, Fontana, ed i componenti del Comitato tecnico scientifico, a partire dalla riunione del 26 febbraio 2020, hanno ‘sottovalutato’  i numeri del contagio in Val Seriana. Sia in quella riunione, che in quelle a seguire – fino al 2 marzo – la ‘zona rossa’venne negata, nonostante l’ulteriore incremento del contagio in Regione Lombardia registrato anche in tali date (in particolare 615 casi al 29 febbraio 2020 e 984 casi all’1 marzo 2020) e comunque l’avvenuto accertamento delle condizioni che, secondo il cosiddetto piano Covid, corrispondevano allo scenario più catastrofico”.

Inchiesta Covid, alla riunione del 2 marzo 2020 fra Conte ed il Cts, venne evidenziata la necessità di ‘misure limitazione ingresso e uscita oltre che distanziamento sociale’ nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro

Ricordiamo che, stando a quanto ricostruito da un team di esperti, la non istituzione di una ‘Zona rossa’, contribuì all’esplosione dei contagi, arrivando così a causare la morte di oltre 4mila morti in più nella sola provincia di Bergamo. Inevitabilmente, spiega ancora l’atto di chiusura dell’indagine, tale decisione finì per concorrere a cagionarela diffusione dell’epidemia da Sars-CoV-19 in Val Seriana, e che confermano fino al 2 marzo 2020, data in cui, nel corso di un incontro col presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Cts evidenziava la necessità di ‘misure limitazione ingresso e uscita oltre che distanziamento sociale’ nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro“.

Inchiesta Covid, Fontana è accusato di aver omesso di adottare le “misure di contenimento e gestione adeguate e proporzionate all’evolversi della situazione”

Riguardo alla posizione del presidente della Lombardia, nell’atto di chiusura dell’indagine, si legge che Fontana è accusato di aver omesso di adottare lemisure di contenimento e gestione adeguate e proporzionate all’evolversi della situazione e, in particolare, di non aver istituito una ‘zona rossa’ nei comuni della Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nonostante avesse piena consapevolezza della circostanza che l’indicatore ‘r0’ avesse raggiunto valore pari a 2, e che nelle zone ad alta incidenza del contagio gli ospedali erano già in grave difficoltà per il numero dei casi registrati e per il numero dei contagi tra il personale sanitario“.

Inchiesta Covid, “Non segnalando alcuna criticità relativa alla diffusione del contagio nei comuni della Val Seriana, Fontana contribuì la diffusione dell’epidemia da SARS-CoV-19”

Ed ancora, sempre su Fontana, “Nell’aver richiesto, con mail del 27 e 28 febbraio 2020, al presidente del Consiglio dei ministri il sostanziale mantenimento delle misure di contenimento già vigenti in Regione Lombardia, non segnalando alcuna criticità relativa alla diffusione del contagio nei comuni della Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, e dunque non richiedendo ulteriori e più stringenti misure di contenimento“, quindi secondo la procura determinando cosìla diffusione dell’epidemia da SARS-CoV-19 in Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, mediante un incremento stimato non inferiore al contagio di 4148 persone, pari al numero dei decessi in meno che si sarebbero verificati in provincia di Bergamo (55 dei quali nel comune di Alzano Lombardo, e altri 108 nel comune di Nembro,ndr), rispetto all’eccesso di mortalità registrato in quel periodo, ove fosse stata estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020. In tutto con l’aggravante di aver cagionato la morte di più persone“.

Max