Finalmente, dopo un’indagine certosina durata tre anni, la procura di Bergamo ha reso noti gli esiti dell’inchiesta relativa ai primi periodi dell’avvento della pandemia da Covi-19, quando nella sola provincia bergamasca, a causa dei contagi vennero contati ben oltre 4mila vittime.
Una situazione apocalittica che, inevitabilmente, come già sospettato a suo tempo, è poi trascesa fino al peggio a causa di scandalose negligenze, ed in conseguenza anche di ben più ‘preoccupanti’ mancanze sanitarie.
Ed oggi, scoprire che sono 19 gli indagati, e che tra loro figurano personaggi di altissimo calibro per reati gravissimi quale epidemia colposa, omicidio colposo, rifiuti di atti d’ufficio, lesioni colpose e falso, fa davvero venire la pelle d’oca.
Parliamo infatti dell’ex premier Giuseppe Conte, dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, del presidente della Lombardia Attilio Fontana. Ma non solo (premesso che essere indagati non significa essere colpevoli), continuando a leggere c’è da impallidire perché, addirittura, troviamo anche i cosiddetti ‘tecnici’, gli esperti chiamati per dare una mano ad arginare la pandemia.
Ecco quindi Angelo Borrelli (all’epoca capo del Dipartimento della Protezione civile), quindi Franco Locatelli (componente del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità), Silvio Brusaferro (direttore dell’Istituto Superiore della Sanità), Agostino Miozzo (componente del Comitato tecnico scientifico e di coordinatore del medesimo comitato), Giuseppe Ruocco (componente del citato Cts, e segretario generale del ministero della Salute); Francesco Paolo Maraglino (componente del Cts, e direttore dell’Ufficio V della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute), Claudio D’Amario (direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute e Direttore Operativo del Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, e deputato all’applicazione del Piano Nazionale di Preparazione e risposta per una pandemia influenzale del 9 febbraio 2006), Mauro Dioniso (componente del Cts e direttore dell’Ufficio di coordinamento degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute), Andrea Urbani (componente del citato Comitato tecnico e direttore generale della Direzione generale per la Programmazione sanitaria del ministero della Salute), Giuseppe Ippolito (componente del Cts e all’epoca direttore scientifico dello Spallanzani).
Infine, tra i politici ‘locali’ figurano Giulio Gallera (assessore lombardo al Welfare), Luigi Cajazzo (direttore generale della Sanità di Regione Lombardia), Massimo Giupponi (direttore Generale dell’Ats di Bergamo), Roberto Alfio Paolo Cosentina (direttore sanitario della Asst di Bergamo Est), Francesco Locati (direttore generale della Asst di Bergamo Est), Giuseppe Marzulli (dirigente medico).
Ed oggi, tra quanti allora liquidati come ‘nemici della Scienza’, solo per aver espresso le proprie perplessità rispetto ad una vaccinazione totalmente priva di ‘letteratura’, hanno finalmente avuto soddisfazione dei propri dubbi, espressi con coraggio, in un momento in cui nel Paese sembrava regnare una sorta di autorità sanitaria’.
Tra questi il dottor Mariano Amici, medico di base di Ardea (Roma), tra i più attivi contestatori delle famose ‘linee guida’ suggerite dal Cts al governo, che al Covid ha anche dedicato un libro (Covid: verità e libertà negate) dove, senza censure e senza strumentalizzazioni, ripercorre quanto accaduto ma, soprattutto, quanto non considerato dai cosiddetti esperti in quei terribili anni. Così, ieri sera, il vulcanico medico è stato invitato da Giuseppe Brindisi a commentare l’esito dell’inchiesta di Bergamo a ‘Zona Bianca’, su Rete4.
Con il suo consueto coraggio, che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso di precedenti ospitate televisive, dove il fine spesso era quello di screditarlo pubblicamente (cosa mai riuscita a nessuno!), Amici ha ancora una volta gelato lo studio, aprendo un differente scenario rispetto alle linee dell’inchiesta, che non mancherà di suscitare ulteriori ‘sorprese’: “La Procura di Bergamo è su una falsa strada”, ha subito tenuto a rimarcare il medico di Ardea, che ha poi aggiunto: “I morti non ci sono stati a causa della mancata tempestività delle misure restrittive o per il mancato aggiornamento del piano pandemico, ma a causa di terapie incongrue, ed è su questo che bisogna indagare. Dunque, Amici ha poi concluso, avvertendo: “Se non si indaga su questo i colpevoli la faranno franca”.
Max