Cossiga, Guzzanti: “Quel viaggio in Irlanda alle radici del pensiero cattolico liberale”

(Adnkronos) – Una sorta di ritiro politico-spirituale alle radici del pensiero cattolico liberale di cui era un cultore. Paolo Guzzanti ricorda così il viaggio in Irlanda nella primavera del 1992, all’indomani delle dimissioni da Presidente della Repubblica, di Francesco Cossiga, di cui domani ricorre il tredicesimo anniversario della morte. Il giornalista, poi parlamentare di Forza Italia, ebbe infatti il privilegio di accompagnare il Capo dello Stato sull’aereo che lo portava oltre Manica.  

“Ricordo che stava preparando i pacchi nel suo studio -racconta all’Adnkronos- e io ero con lui insieme alla mia compagna di allora e a suo figlio Andrea, a cui Cossiga consegnò la bandiera di combattimento, in una sorta di passaggio di testimone con un giovane che aveva tutto un futuro davanti a sé. Fu un momento molto toccante e in quell’occasione mi annunciò il proposito di andare in Irlanda e mi chiese se avessi voluto accompagnarlo”. 

“Io accettai e l’appuntamento fu fissato a Ciampino nell’area riservata ai voli di Stato ed io fui poi condotto con un’auto in maniera ‘clandestina’ sotto bordo. Ricordo le polemiche quando si seppe che ero salito nell’aereo presidenziale perché un giornalista viaggiava a spese del contribuente. Ma naturalmente non ero nuovo a questo tipo di attacchi, visto che negli ultimi anni c’era tutta una schiera di giornalisti schierati contro Cossiga che sostenevano che fosse pazzo, mentre io, che avevo preso a seguirlo quotidianamente, quasi isolato ero di tutt’altro avviso e ritenevo che non fosse per nulla pazzo”. 

“Devo dire -racconta ancora Guzzanti- che fu un viaggio mesto, parlammo molto poco, Cossiga era molto triste e molto teso. Aveva lasciato la Presidenza della Repubblica a poche settimane dalla fine del suo mandato perché penso fosse stanco e ritenesse che la sua missione politica fosse compiuta. E quindi probabilmente riteneva che il miglior modo di ritemprarsi fosse trascorrere alcuni giorni con questi suoi amici filosofi cattolici liberali”.  

“Del resto, cultore soprattutto di Henry Newman, in Italia -spiega ancora il giornalista- si riteneva uno dei pochi se non l’unico cattolico liberale e che proprio questo fosse uno dei principali motivi alla base dell’avversione nei suoi confronti. Ricordo una sua telefonata alle 6.30 del mattino: mi chiese cosa conoscessi del cattolicesimo liberale e da lì prese spunto per una vera e propria lezione universitaria sull’argomento”.  

Tornando al viaggio in Irlanda, “una volta atterrati -rievoca ancora Guzzanti- ci trasferimmo in auto, chiacchierando un po’ di massimi sistemi. Quindi arrivammo di fronte ad un grande edificio religioso, non una chiesa ma un istituto del cattolicesimo dublinese, con due grandi scalinate. Cossiga salì da solo, molto sconsolato, faceva impressione vedere quest’uomo solo, dal passo un po’ incerto, ma fermo e convinto delle sue posizioni. Arrivato alla sommità, si aprirono due porte di vetro e lo accolsero due uomini, con abiti ecclesiastici. Lo salutarono e senza voltarsi entrò. A quel punto anche la mia missione era terminata e tornai in Italia, rigorosamente con un aereo di linea, anche se questo non mi risparmiò un’altra dose di contumelie al mio rientro”.