Sono a dir poco impressionanti i dati sulla corruzione rivelati oggi dal dossier raccolto dall’Anac, ‘La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare’, e presentato dal presidente Raffaele Cantone: “Nel periodo compreso tra l’agosto 2016 e l’agosto 2019, sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione spiccate dall’Autorità giudiziaria in Italia e correlate in qualche modo al settore degli appalti: esemplificando è quindi possibile affermare che sono stati eseguiti arresti ogni 10 giorni circa“. Ma attenzione, come ha tenuto a sottolineare il numero uno dell’anticorruzione, “si tratta in ogni caso di una approssimazione per difetto rispetto al totale, poiché ordinanze che ictu oculi non rientravano nel perimetro di competenza dell’Anac non sono state acquisite. In linea con questa cadenza temporale sono anche i casi di corruzione emersi analizzando i provvedimenti della magistratura: 152, ovvero uno a settimana (solo a considerare quelli scoperti)”.
A rendere ulteriormente preoccupanti gli esiti del dossier, il fatto che tra le persone arrestate vi sono ben 43 politici, 20 dei quali sindaci. Nello specifico, “sono stati 207 i pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio indagati per corruzione. Indicativo è il tasso relativo all’apparato burocratico in senso stretto, che annoverando nel complesso circa la metà dei soggetti coinvolti si configura come il vero dominus: 46 dirigenti indagati, ai quali ne vanno aggiunti altrettanti tra funzionari e dipendenti più 11 rup (responsabile unico del procedimento)”.
Per quel che riguarda invece “il punto di vista numerico – si legge ancora nel dossier – spicca il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme)“. Non sono certo immuni dal deplorevole fenomeno anche altre regioni come il Lazio (22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). Infatti, evidenziano ancora i dati registrati, “ad essere interessate sono state pressoché tutte le regioni d’Italia, a eccezione del Friuli Venezia Giulia e del Molise. Ciò non implica che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame. In Molise, ad esempio, vi sono stati arresti per corruzione nella primavera 2016, mentre la Procura di Gorizia, nell’ambito di una grande inchiesta sugli appalti, ha disposto nel 2018 numerose perquisizioni (ma non arresti). Le forme di condizionamento dell’apparato pubblico più estese e pervasive – prosegue Cantone – si registrano prevalentemente a livello locale (specie al Sud), secondo forme di penetrazione capillare nel tessuto sociale, economico-imprenditoriale, politico e istituzionale. Rispetto alle fattispecie corruttive tipiche della prima Repubblica, ancillare risulta invece il ruolo dell’organo politico. I numeri appaiono comunque tutt’altro che trascurabili, dal momento che nel periodo di riferimento sono stati 47 i politici indagati (23% del totale). Di questi, 43 sono stati arrestati: 20 sindaci, 6 vice-sindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati a piede libero) e 7 consiglieri”.
Una situazione impressionante che mette in risalto l’alto tasso di ‘familiarità’ alla corruzione dei comuni “che rappresentano dunque gli enti maggiormente a rischio, come si evince anche dalla disamina delle amministrazioni in cui si sono verificati episodi di corruzione dei 152 casi censiti, 63 hanno avuto luogo proprio nei municipi (41%), seguiti dalle le società partecipate (24 casi, pari al 16%) e dalle Aziende sanitarie (16 casi, ovvero l’11%)”.
Max