Assodata la situazione italiana, andata sotto gli occhi del mondo ‘senza filtri’ o censure, al punto da farci passare – seppure in parte a ragione – degli untori, c’è da ricordare che, a differenza degli altri paesi, abbiamo subito ‘investito’ nei tamponi (ad oggi quasi 30mila), al fine di ‘mappare’ e quindi arginare i contagi. Negli altri paesi questo non è accaduto ed ora, come era prevedibile che fosse, ora anche i vicini paesi europei si trovano a dover fronteggiare un ‘nemico’ ad oggi forse sottovalutato.
“Abbiamo più focolai di Covid-19, ma non importati”
E’ il caso della Germania dove, ha riferito stamane a Bruxelles Jens Spahn (nella foto), ministro della Salute tedesco, “abbiamo più focolai di Covid-19, ma la maggioranza dei casi non è più importata dall’Italia, dalla Cina o dall’Iran o da altri Paesi. Sono casi che non sembrano più importati, quindi possiamo paragonare la nostra situazione a quella dell’Italia e a quella della Francia. Ci sono molti Paesi – ha illustrato Spahn nel corso del Consiglio sanitario Ue – che sono ancora nella fase ‘detect and contain’, come noi dieci giorni fa. E’ un tipo di situazione in cui tutti si ritroveranno, presto o tardi. Ora in Italia, Francia e Germania siamo in una situazione in cui constatiamo dei focolai, che sono fonte di propagazione della malattia a livello nazionale”.
Dunque secondo il ministro e politico del Cdu, occorre “Prendere misure alla frontiera, come negli aeroporti, non permette di contenere la malattia. Per questo in Parlamento ho detto che l’epidemia è ormai arrivata in Germania“.
Attualmente in Germania il numero delle persone contagiate continua a crescere vertiginosamente. Stamane sono già 534, rispetto ai 400 casi censiti ieri sera. A quanto sembra il Covid-19 ha già toccato 15 dei 16 stati della nazione (al momento infatti solo la Sassonia-Anhalt non ha registrato contagi). Per il resto, ‘spicca’ Land del NordReno Westfalia (281 casi certi), seguito dal Baden-Wuerttemberg (91) e, infine, dalla Baviera (79).
Max